Triennale di Lisbona. Architettura giovane

1 Ottobre 2013


Largo ai giovani. Questa volta per davvero! È rigorosamente vietata alle archistar la terza edizione della Triennale di Architettura di Lisbona, appuntamento determinante in Europa per sondare il terreno delle più innovative energie creative. In cabina di regia l’inglese Beatrice Galilee, che a dispetto dei suoi soli trent’anni di età vanta già prestigiose collaborazioni nell’ambito della Milano Design Week e nella Gwangju Design Biennale firmata da Ai Weiwei nel 2011.

Una curatrice giovane per un programma giovane, riservato in via pressoché esclusiva a osservare il panorama degli emergenti. Sono circa sessanta le location che animano la città fino al prossimo 15 dicembre, trasformando la capitale lusitana in una preziosa piattaforma sperimentale: mostre, incontri, workshop e think tank si susseguono in un ritmo frenetico, nel tentativo di immaginare gli spazi del futuro. E i loro interpreti.

Tre gli eventi espositivi principali, a partire dal Future perfect  immaginato da Liam Young: le sale del Museo dell’Elettricità diventano terreno di incontro tra arte, scienza e tecnologia, nella definizione di un immaginario poetico e futuribile. Design hi-tech altamente spettacolare quello che l’olandese Bart Hess applica al campo della moda, sogno di un domani fantascientifico che si scontra con Chupan chupai , video con cui il collettivo Factory Fifteen immagina un mondo dominato da culture e tradizioni orientali.

Influenze tra linguaggi diverse anche quelle esaminate da Mariana Pestana nella cornice della Sala da Nação. Tra statue neoclassiche e spettacolari azulejo  ecco l’architettura “performativa” dell’americano Alex Schweder e i giochi di Carsten Höller, ma anche gli arredi dello studio Zuloark, che suggerisce nuovi modi per vivere ed esprimere la socialità. Creando piccoli ed eleganti salotti urbani, ambiti che rinnovano l’antico concetto di agorà.