È una delle opere più rappresentative del secolo scorso, assunta a simbolo delle rivendicazioni di contadini e operai. Il “Quarto Stato”di Giuseppe Pellizza da Volpedo viene raccontato, al Museo del Novecento di Milano, con una mostra ricca e articolata
Pochi artisti italiani hanno saputo suggestionare l’immaginario collettivo in misura paragonabile a quanto fece oltre un secolo fa, seppure in maniera inconsapevole, Giuseppe Pellizza. “Da Volpedo” come amava firmarsi, rivendicando nel toponimo del paese natio – nella bassa piemontese, tra alessandrino e pavese – l’orgogliosa appartenenza al proprio territorio, l’umiltà di origini legate alla terra, alla struggente e faticosa poetica della più tenace cultura contadina.
Il Museo del Novecento di Milano conserva, fin dalla sua recente istituzione, l’opera più nota del catalogo pellizziano: il Quarto Stato , monumentale marcia di silenziosa ma inesorabile protesta, immagine di una classe – quella contadina, appunto – vessata da ingiustizie e privazioni. Dipinto tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo, il quadro è una fotografia perfetta delle tensioni del periodo. Ed è stata assunta, nel corso degli anni, a immagine di riferimento per battaglie sindacali e politiche, sempre ricondotte a un ideale di uguaglianza e giustizia sociale.
Lo spazio mostre del museo accoglie oggi, e fino al prossimo mese di marzo, un’indagine approfondita sulla lunga gestazione dell’opera: ideata, elaborata, modificata e messa nuovamente in discussione dal suo autore lungo l’arco di un intero decennio. Parentesi complessa e tormentata nella parabola creativa di un pittore che, poco tempo dopo aver posto l’ultima pennellata sul suo capolavoro, sceglierà di togliersi la vita.
Accuratissima la ricostruzione operata da Aurora Scotti, massima esperta dell’epopea pellizziana. Che parte dall’opera finita per un intrigante viaggio a ritroso: attraverso i disegni preparatori e i fragilissimi bozzetti, testimonianza unica e straordinaria di una mano dalla classe ineguagliabile; mettendo in luce le differenze e le analogie tra il quadro nella sua versione definitiva e le diverse fasi preliminari. Su tutte Fiumana , spettacolare anticipazione del Quarto Stato conservata dalla Pinacoteca di Brera.