Anni Settanta: in mostra la scena romana

27 Dicembre 2013


Capitale di nome e di fatto. Scena capace di catalizzare le più brillanti energie creative e dare loro linfa vitale, sostenerle grazie alla generosità e alla lungimiranza di gallerie diventate leggendarie e all’intuizione di collezionisti che rinverdiscono, con la loro passione, i fasti dell’epoca di Mecenate. Negli Anni Settanta Roma splende, diventando punto di riferimento per la comunità artistica nazionale. E non solo. Quella straordinaria stagione rivive, oggi, a Palazzo delle Esposizioni.

Un centinaio di nomi, circa duecento opere in mostra – fino al mese di marzo – per raccontare lo sviluppo delle diverse correnti che si sono intrecciate, per un decennio, lungo le strade della Città Eterna. Incrociandosi nelle gallerie di Fabio Sargentini e Plinio De Martiis, sullo sfondo di una irrefrenabile proliferazione di spazi autogestiti, libere associazioni, cooperative di artisti; ambiti eclettici dove sviluppare nuovi linguaggi espressivi.

Si passa dai grandi nomi dell’Arte Povera – con Giulio Paolini, Marisa Merz e naturalmente il romano Jannis Kounellis – ai pionieri del concettuale: su tutti Joseph Kosuth. Spazio alla pittura, con le opere dell’ultimo de Chirico e quelle che vedono Francesco Clemente anticipare i temi della Transavanguardia; largo infine ai grandi “eretici” dell’arte italiana: con Alighiero Boetti e il sarcasmo geniale di Gino De Dominicis.

Ironici e dissacratori nei loro autoritratti fotografici i vari Salvo, in una posa che richiama l’immagine che Raffaello ha lasciato di sé, e Luigi Ontani, acconciato con cappello a cono e naso lungo in forma di Pinocchio . Guardando all’ambito dello scatto non manca la tormentata figura di Francesca Woodman, che proprio nella Capitale costruisce – nemmeno ventenne – le sue prime enigmatiche architetture interiori.