Ha creato a quattro mani con Picasso e condiviso l’atelier di Giacometti. Una doppia mostra, tra Chiasso e Lugano, svela l’arte di Serge Brignoni: surrealista eclettico ed eccentrico, figura originale nel panorama del Novecento
Ha diviso il proprio studio con Alberto Giacometti e la tela con Pablo Picasso; ha esposto negli Anni Venti insieme a Joan Mirò; ha frequentato André Breton, Georges Braque e gli ambienti Dada. Si è mosso senza tregua tra la frizzante Parigi degli Anni Venti e Berlino, raccogliendo spunti e suggestioni per elaborare la sua originalissima strada creativa. Il Canton Ticino celebra la straordinaria ed eclettica avventura nell’arte di Serge Brignoni.
Un protagonista da riscoprire, celebrato nel centodecimo anniversario della nascita dalla sua terra d’origine: il Canton Ticino, che ospita fino al 19 gennaio un’articolata e completa retrospettiva, accolta nella doppia cornice del m.a.x. di Chiasso e dal Museo delle Culture di Lugano. Due sedi espositive per altrettanti aspetti della parabola di Brignoni: ad emergere sono sia l’artista sia il collezionista, raffinato indagatore di culture lontane.
Come Gauguin prima di lui, anche Brignoni subisce il fascino dell’arte primitiva. Diversi i pezzi in arrivo dai più sperduti anfratti dell’Estremo Oriente e dell’Oceania, accostati alle opere che Brignoni ha realizzato nel corso della sua lunga attività. Segnata in maniera decisiva dall’adesione agli schemi del Surrealismo, elaborato con una liberalità ed un carattere unici ed eccentrici. Germinali per un percorso che arriva, presto, ad un sublime astrattismo.
Lineare il tragitto intrapreso da Brignoni, che grazie alla stretta frequentazione di Braque e Picasso e proprio in virtù della passione per l’arte tribale elabora una visione della forma che evolve il linguaggio cubista, assumendo toni di spiccata originalità. Lo dimostra la straordinaria Figura femminile con bambino del 1933, considerata la prima scultura astratta mai realizzata in territorio svizzero.