Segue i moti dell’anima l’allestimento della mostra che porta a Milano, nelle sale di Palazzo Reale, la magia di Vassily Kandinsky. Ottanta opere dal Centre Pompidou di Parigi per entrare nell’immaginario di un grande dell’arte moderna
Eterea, fluttuante, sospesa tra sogno e realtà. Tentativo estremo di fermare in forme e colori i moti dell’anima; di dare confini plastici, tangibili, concreti, persino misurabili a ciò che per definizione è intangibile, inafferrabile, inesplicabile. È una sinfonia di colori quella orchestrata da Vassily Kandinsky nel corso della sua straordinaria esperienza creativa, documentata da questi giorni e fino alla fine del prossimo aprile con una spettacolare mostra a Palazzo Reale.
Dopo l’indagine condotta lo scorso autunno in tandem sul tema del ritratto nell’arte del Novecento, si rinnova il feeling tra Milano e il Centre Pompidou. Arrivano da Parigi i circa ottanta capolavori che seguono il percorso creativo dell’artista, in un intreccio che si muove con raffinata eleganza espositiva seguendo il filo rosso – o meglio: azzurro! – di un rapporto simbiotico tra la dimensione creativa e quella di vita, tra lo spazio della pittura e quello delle relazioni.
Nato in Russia, fuggito in Germania, infine emigrato in Francia. Il carattere ramingo di Kandinsky si riflette nelle opere portate a Milano, accostate le une alle altre seguendo suggestioni puramente cromatiche, senza puntare ad allestimenti didattici o didascalici. È l’emozione la dominante di una mostra introdotta dalla fedele ricostruzione degli affreschi che Jean Vidal compose a fine Anni Settanta, dando vita ai bozzetti che l’artista aveva immaginato mezzo secolo prima.
Le oniriche astrazioni di Kandinsky esplodono con stupefacente meraviglia, squarciando con le loro schegge gentili il buio delle sale di Palazzo Reale. Passano in rassegna brani fondamentali della colorata sinfonia dell’artista, tra i tentativi di trasformare il vedutismo in sequenza di cartoline dell’anima – come ne Il parco di Saint-Cloud, viale ombreggiato del 1906 – e la maturità concettuale di Azzurro cielo (1940), danza aerea che sfiora le vette del sublime.
[nella foto: Vassily Kandinsky, Trente (Trenta), 1937 © Centre Pompidou]