Oltre centosettanta gallerie, con duemila opere di più di mille artisti diversi. Numeri imponenti per la trentottesima edizione di Arte Fiera, che inaugura a Bologna ma guarda a oriente. Con i focus sulla Cina e sui Paesi dell’ex blocco sovietico
Si accentua il rapporto tra rinnovamento e tradizione nei padiglioni di Arte Fiera, il più longevo appuntamento con il mercato italiano dell’arte. Si apre a Bologna giovedì 23 gennaio l’edizione numero trentotto di un evento che si presenta ai nastri di partenza con un entusiasmo forse inatteso considerati i periodi di crisi: cresce di una cifra prossima al 30% il numero degli espositori rispetto all’anno passato, con oltre centosettanta gallerie a presentare i lavori di più di mille artisti.
Due le novità principali nel concept della kermesse, che sceglie di aprire ad un mercato emergente (almeno in Italia: all’estero è già fortemente consolidato) e ad un altro, invece, di storica solidità. Nasce dalla collaborazione con la MIA Fair di Milano la sezione dedicata in modo specifico alla fotografia, ambito in crescita esponenziale nei gusti dei collezionisti; si configura invece come arricchimento della consueta ala dedicata al moderno l’arrivo di operatori specializzati nel secondo Ottocento. Con la pittura romantica e i Macchiaioli ospiti, per la prima volta, di un appuntamento per statuto orientato al Novecento e al contemporaneo.
Si amplia dunque l’arco temporale nella sfera d’interesse della fiera. Ma anche la profondità di uno sguardo che va a sondare le scene emergenti dell’arte internazionale, puntando in modo deciso verso est. È uno scambio fecondo quello tra Bologna e Shanghai, con Arte Fiera che prepara per il prossimo mese di settembre la sua prima avventura in terra asiatica; accogliendo oggi nei suoi spazi Discovering Ink , intrigante mostra tematica sul rapporto tra l’arte contemporanea cinese e l’antica tradizione della calligrafia.
Vengono da alcune tra le più importanti collezioni italiane le opere che Marco Scotini ha selezionato per il Museo Archeologico della città, teatro di una mostra che indaga – attraverso i lavori dei vari Nedko Solakov, Mircea Cantor, Ilya Kabakov – i movimenti creativi nei Paesi dell’ex blocco comunista. Un evento che trova il proprio corrispettivo in fiera, con il gruppo di dieci gallerie italiane e straniere a proporre un percorso unitario nella creatività dell’Europa dell’est.