Lui è tra i grandi nomi della classicità, figura a metà tra mito e realtà storica. Lei è stata tra le artiste più importanti del suo tempo, donna che ha sgombrato il campo da ogni tipo di prevenzione. Fidia e Camille Claudel si trovano uniti nel segno della scultura. E in libreria.
A separarli è un arco temporale ampio più di duemila anni, cristallizzato in una sommatoria di distanze culturali, sociali, politiche e poetiche. Eppure entrambi, ognuno con il proprio linguaggio specifico, sono stati determinanti per lo sviluppo dell’arte del proprio tempo; eleggendo la tecnica della scultura ad ambito di raffinate sperimentazioni. La vita e l’opera di Fidia, così come quella di Camille Claudel, si trasformano in affascinanti avventure. Tutte da leggere.
Chi è il Fidia raccontato da Massimiliano Papini per Laterza? Semplicemente e meravigliosamente “l’uomo che scolpì gli Dei” : questo recita il sottotitolo di una biografia che punta a ricostruire con sintesi equilibrata le due anime di una figura leggendaria. Da un lato l’artista, sublime nella definizione di uno stile che avrebbe condizionato in modo integrale la statuaria classica; dall’altro l’opinion leader ante litteram, vicino – nella fortuna e nella malasorte – all’amico Pericle.
Ricorre in questo 2014 il centocinquantesimo anniversario dalla nascita di una donna tenace, volitiva, orgogliosa della propria individualità. Coraggiosa nel condurre un’esistenza considerata all’epoca licenziosa, sconveniente; tanto sopra le righe da adombrare il comodo e terribile alibi della pazzia. Diagnosi assurda, terribile, che le vale l’internamento in un centro per malati psichiatrici, terribile allontanamento dal suo habitat più congeniale. Quello dell’arte.
È un’eroina di dolorosa modernità Camille Claudel, fotografata con rigore e puntualità nella biografia che Odile Ayral-Clause affida per l’Italia ai tipi di Castelvecchi. Ad essere messa a nudo è la musa e collega di Auguste Rodin, più che un allieva – nonostante la differenza di età ed esperienza tra i due – una pari del grande scultore. All’analisi della sua parabola creativa si affianca lo studio delle fonti d’archivio, nel tentativo di ricostruire una vicenda umana segnata dal dolore e dalle privazioni.