Bergamo sedotta dal classico: tra Paolini, Beecroft e Pistoletto

7 Febbraio 2014


La telecamera si muove con esasperata lentezza. Un lungo piano sequenza indugia su pose plastiche di candore marmoreo, spezzate dal nitore di sguardi severi, fortissimi, reali. Sono interamente tinti di bianco i corpi delle performer che Vanessa Beecroft dispone come pezzi di un lapidario e immortala, in foto e video, a racchiudere in un frammento l’infinita e immortale idea di visione e rappresentazione del corpo femminile. Gancio del presente con il passato.

È con la documentazione video di questo straordinario lavoro, condotto a Palermo nel 2008, che si apre formalmente e idealmente Il Classico nell’Arte . Una mostra elegante, che rivela nelle sale della GAMeC di Bergamo il rapporto mai interrotto che lega la memoria dell’antico con la consapevolezza del presente. Ad andare in scena non sono omaggi o banali attualizzazioni, semmai il carico imponderabile di un’estetica che si è sedimentata nel corso dei secoli, rinnovandosi in un fluido intreccio di rimandi, richiami, vitali evoluzioni.

Immancabile la celeberrima Venere degli stracci  di Michelangelo Pistoletto, omaggiato con l’ulteriore esposizione di un altro suo capolavoro: l’enigmatico L’etrusco , sedotto quasi fosse Narciso da un’immagine di sé che non riesce – questione di millimetri – ad afferrare pienamente. Mistero anche nelle statue di Giulio Paolini, modellate nel riferimento esplicito all’ellenismo ma interrotte, spezzate, tagliate nella simulazione del loro appropriarsi in modo virale e virile dello spazio.

Si passa dalle maschere dionisiache di Alfredo Pirri ai volti mostruosi che vedono Valerio Carrubba spingersi verso la ritrattistica cinquecentesca; per chiudere con l’opera monumentale di Ferrario Frères, che esce dalla GAMeC per conquistare anche gli spazi del vicino Ex Oratorio di San Lupo. In scena una riedizione fortemente radicata nell’attualità de L’atelier dell’artista  di Courbet, pagina capitale nella storia della pittura occidentale.

[nella foto: Ferrario Frères, Atelier scena III – 2013]