Si deve tutto ad una Biennale di Venezia di oltre un secolo fa: momento fondamentale per il contatto tra la scena artistica italiana e quella dell’Europa del nord. In mostra a Rovigo il frutto di quell’incontro straordinario: con Klimt e Munch a braccetto di De Chirico
È più che una semplice affinità elettiva, maturata in contesti culturali e sociali tra loro profondamente diversi. Si tratta di autentica devozione, ricezione di uno stile che fin da subito viene percepito come fondamentale rivoluzione nel modo di intendere la figurazione. Quando nel 1895, con acume straordinario, la Biennale di Venezia invita le grandi firme della pittura nordica e mitteleuropea innesca un processo germinativo che segna in modo indelebile la scena italiana.
Parlò all’epoca di “ossessione nordica” Vittorio Pica, critico d’arte di lì a poco chiamato a dirigere proprio la Biennale. Un’immagine usata, oggi, per titolare la grande mostra che a Rovigo riallaccia i fili di un rapporto intenso e profondo; portando fino al 22 giugno, nelle sale di Palazzo Roverella, le prove inconfutabili di un legame che profuma di Europa, declinando nelle diverse sensibilità locali un comune sentire artistico.
Appaiono i fantasmagorici ed enigmatici paesaggi di Arnold Böcklin, scenografie da sogno – a volte incubo – che si rivelano determinanti nel suggestionare un giovane Giorgio De Chirico; compaiono nei ritratti dolenti di Edvard Munch sguardi analoghi a quelli che si incrociano nelle malinconiche figure di Felice Casorati. Figure verginee, che si accompagnano in uno scarto affascinante al torbido erotismo di Franz von Stuck e a quello di Max Klinger.
Il percorso espositivo non tace, anzi mette in chiara evidenza, le fondamenta di un clima culturale che trova nell’arte visuale solo una delle sue tante espressioni. Dimostrando l’influenza della letteratura di D’Annunzio e von Hoffmansthal, ma soprattutto delle teorie filosofiche di Nietzsche e Burkhardt: contribuendo a focalizzare una pagina importante della cultura europea del primo Novecento. Tracciando una rotta che parte da Klimt ed Hodler per arrivare a Savinio.
[nella foto: Felice Casorati, Le due bambine – 1912]