Da sempre affascinato dalla figura umana, ne è stato puntuale e fedele indagatore. Oltre cento le opere di Henri Matisse esposte a Ferrara, per una mostra costruita attorno ai suoi più celebri ritratti
I paesaggi? Lasciateli ad altri! Le nature morte? Esercizi di stile che non catturano l’attenzione di uno tra i più grandi pittori del Novecento. Affascinato, vinto, sedotto per sua stessa ammissione dal mistero dell’Uomo. Impegnato per tutto il corso della sua lunga carriera ad analizzare la figura, il movimento, l’espressività del linguaggio del corpo: elevato in forma di sublime preghiera che ci avvicina all’assoluto. Così Henri Matisse, in mostra fino a metà giugno a Ferrara.
Palazzo dei Diamanti ospita un centinaio di pezzi in arrivo dalle più prestigiose collezioni pubbliche e private d’Europa e del mondo, nella costruzione di un percorso narrativo che sa indagare l’evoluzione dello stile del maestro con il passare degli anni. Chiamando a testimoni ritratti, autoritratti e scene di gruppo, documentando la predilezione di Matisse per una pittura – e una scultura – che si fanno medium per entrare nelle profondità dell’animo.
Programmatica, in tal senso, è la collocazione nella prima sala di un Autoritratto del 1900, con il giovane artista a specchiarsi nello sguardo di chi lo osserva. Passando poi per la vibrante stagione fauves, con i raggianti colori e le furiose pennellate che tratteggiano il volto dell’amico e collega André Derain, nel celebre ritratto del 1905 oggi alla Tate di Londra; arrivando al dichiarato rapporto con i modelli rappresentati da Cézanne prima, da Ingres e Renoir poi.
È una storia creativa lunga oltre mezzo secolo quella che ci conduce fino alle ultime spettacolari sperimentazioni dell’artista. Con il segno a rarefarsi, la figura ad essere semplificati nei suoi tratti essenziali, delineata – quasi si trattasse di un’elegante serie di ideogrammi – da magnifiche grafie. Come nella celeberrima serie degli Acrobati realizzata negli Anni Cinquanta; o come in Jazz , pioneristico libro d’artista che sancisce l’unità tra musica ed arte visuale.
[nella foto: Henri Matisse: Odalisca con i pantaloni grigi – Parigi, Musée de l’Orangerie © Succession H. Matisse, by SIAE 2013]