Lucia di Lammermoor: dal MET alla Scala

3 Febbraio 2014


Parte tutto da un romanzo di sir Walter Scott, come sempre a proprio agio quando si tratta di affrontare i miti del passato, nell’intrigante sintesi tra cronaca e leggenda. Storia e storie. È una trama oscura, venata di mistero, gotica nel senso più spettrale del termine quella che si snoda nella Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, fascinosa pagina del melodramma italiano in scena alla Scala di Milano fino al prossimo 28 febbraio.

Allestimento memorabile quello messo in scena la prima volta nel 2007 al Metropolitan di New York; scelta che sposta una vicenda in origine ambientata nella Scozia del XVI secolo all’ombra di crepuscolari atmosfere vittoriane. Un salto cronologico voluto dalla regista Mary Zimmerman, che sembra così strizzare l’occhio al Flaubert di Madame Bovary , romanzo che vive in uno dei suoi passaggi fondamentali dell’esplicito riferimento alla tragica storia di Lucia.

Un amore impossibile, oscuro, cala come inquieto presagio su un palco dominato dai toni rossi della passione e da quelli neri che evocano funeree presenze; una ridda di spettri e fantasmi si affolla nella mente turbata della protagonista, in un crescendo emotivo di straordinario pathos. Sottolineato dall’interpretazione dell’Orchestra della Scala, magnificante diretta dalla bacchetta di Pier Giorgio Morandi.

Ad alternarsi nel ruolo della protagonista sono due stelle assolute dell’opera: la soprano russa Albina Shagimuratova, forte di un debutto nel campo della lirica con Il Flauto Magico  diretto da Riccardo Muti per il Festival di Salisburgo del 2008; e la giovane australiana Jessica Pratt, nota al pubblico italiano per i suoi frequenti passaggi alla fenice di Venezia, al San Carlo di Napoli, al Maggio Fiorentino e naturalmente alla Scala.

[nella foto: Lucia di Lammermoor  alla Scala di Milano. Regia Mary Zimmerman – foto Brescia/Amisano © Teatro alla Scala]