È rimasto celato per quasi duemila anni. Oggi torna a svelare i suoi segreti: Milano ritrova il Foro di età romana, aprendo al pubblico l’area archeologica che si estende sotto la Biblioteca Ambrosiana
Siamo abituati a immaginarla come industriosa e industriale città del presente, slanciata nelle verticalità dei suoi vecchi e nuovi grattacieli – il Pirellone ieri, la Unicredit Tower oggi. Dimenticandone spesso il fascino rinascimentale, i passaggi di Leonardo e Bramante; ignorandone in modo pressoché il passato più remoto. Quando fu capitale dell’impero più potente che l’antichità abbia conosciuto. La memoria della Milano romana rivive, oggi, con l’apertura al pubblico del Foro.
È necessario scendere sotto il piano stradale, dimenticare il caos del traffico cittadino per tuffarsi alla scoperta di un luogo strappato all’oblio della memoria grazie agli scavi dei primi Anni Novanta. Quando nell’area compresa tra piazza San Sepolcro, via della Zecca e piazza Pio XI si scoprono i resti di quello che fu il centro nevralgico della Milano pagana, prima che la rivoluzione cristiana imposta da Costantino spostasse il cuore della vita civile nella zona dove oggi sorge il Duomo.
Di quel passato resta oggi la pavimentazione della platea forensis su cui si affacciavano i più importanti edifici della città, dalla Curia alla Basilica; un massiccio lastricato in pietra bianca di Verona che risale al I secolo dopo Cristo, solcato dai canali di scolo delle acque reflue e segnato in modo indelebile nei punti in cui poggiavano i basamenti delle diverse statue che costellavano la piazza.
L’accesso all’area archeologica, al momento possibile su prenotazione ogni primo sabato del mese, avviene dai locali della Biblioteca Ambrosiana, seguendo un percorso didattico che mette in evidenza i lacerti del passato romano di Milano. Dai più evidenti e conosciuti, come le colonne di San Lorenzo o l’Anfiteatro; arrivando ai resti delle fortificazioni e del palazzo imperiale voluti da Massimiano nel IV secolo.