Pittura come azione: Attersee e Nitsch in mostra a Napoli

17 Febbraio 2014


È dura, schietta, immediata, estrema. Estranea al compromesso e all’accondiscendenza; esagerata nella sua disarmante passionalità. È così Napoli: magica e totale, ammaliante e coinvolgente. Non stupisce, allora, che sia stata eletta a seconda casa da chi tratta l’arte con la medesima brutale sincerità. Colpendo e ferendo, scaricando sulla tela – e nella performance – pulsioni e dolori ancestrali, animato da una furia creativa quasi sciamanica.

Hermann Nitsch, nume tutelare dell’Azionismo Viennese, rinnova il proprio feeling con la città campana con un nuovo progetto. Condotto, sotto la regia di Achille Bonito Oliva e nell’orbita delle attività promosse dalla Fondazione Morra, in tandem con Christian Ludwig. Alias Attersee. Un incontro fulminante quello tra la poetica di due artisti partiti da presupposto concettuali diversi, riuniti oggi in una inattesa complementarità.

Da un lato c’è la violenza cromatica di Nitsch, la natura gestuale di una speculazione che si basa sulla confusione calcolata tra soggetto e oggetto; con l’artista ad essere parte integrante – in  carne, sangue, sudore – della sua creazione. La tela si trasfigura allora in una sindone, gli sferzanti e febbrili colpi di rosso, così come l’esplosività dei gialli, sono trasfusioni di autentica passione, battiti di una ritualità ancestrale e istintiva. Che sa guardare, non senza ironia, ad una mitologia cattolica figlia del più genuino spirito partenopeo.

Fanno da contraltare alle imponenti opere di Nitsch le articolate favole pittoriche di Attersee, legato ad una figurazione che si imposta su un simbolismo dalla vitale carica erotica. Autore di oniriche fughe in una realtà sublimata, eterea nelle sue atmosfere più fascinose, l’artista austriaco offre nuovi orizzonti percettivi; trasportando il piano del sensibile in una dimensione altra. Paradossalmente più autentica del reale.

[nella foto: Hermann Nitsch a castel dell’Ovo – foto Biagio Ippolito]