Gli ultimi capolavori di Lars von Trier e dei fratelli Coen sono tra i pezzi forti dell’Hong Kong International Film Festival, rassegna che con le sue 280 pellicole in proiezione si candida ad essere la più ricca al mondo
Poche rassegne al mondo possono vantare un numero così alto di pellicole partecipanti – quest’anno circa 280 – e un’audience stimata in circa 600mila spettatori. È una vetrina di risalto incredibile l’Hong Kong International Film Festival, che il 24 marzo spegne le sue prime trentotto candeline; facendo della città asiatica un punto di incontro privilegiato tra le diverse anime della scena orientale e le scuole europea e hollywoodiana.
Sono undici le location sparse per la città dove è possibile, fino alla proclamazione dei vincitori fissata il prossimo 31 marzo, perdersi in una vera e propria scorpacciata di film. Partendo dall’assurdo Borgman di Alex van Warmerdam, presentato con successo all’ultimo Festival di Cannes: surreale commedia nera che ruota attorno a un mefistofelico e misterioso personaggio sospeso tra il Gummo di Harmony Corine e i crudeli teppisti del Funny Games di Michael Haneke.
Gioca in casa Black Coal, Thin Ice del cinese Diao Yinan, fresco di Orso d’oro a Berlino; tra le grandi firme spicca quella dei fratelli Coen con Inside Llewyn Davis e quella dell’imprescindibile Lars von Trier (in proiezione entrambe le parti del suo Ninphomaniac ). Tra i diversi omaggi ai maestri assoluti, con documentari e interviste dedicati a Michael Haneke e Bernardo Bertolucci, anche una completa retrospettiva dedicata a Terrence Malick: partendo dal memorabile La rabbia giovane .
Ognuna delle sei categorie in concorso avrà una propria giuria a determinare il film vincente: di particolare prestigio quella chiamata ad occuparsi della Young Cinema Competition , sezione ovviamente dedicata alle giovani promesse. Passate al vaglio, tra gli altri, anche dall’indimenticabile protagonista di Highlander Christopher Lambert e da Bong Joon-ho, apprezzatissimo regista del recente Snowpiercer .
[nella foto: una scena da Borgman di Alex van Warderman]