Per la giuria guidata da Odille Decq è la miglior architetto donna che si è espressa negli ultimi dodici mesi. La portoghese Ines Lobo vince la seconda edizione dell’arcVision Prize
Mancava, se ne sentiva l’urgenza. Ed ora c’è. Un riconoscimento dedicato esclusivamente a donne che scelgono di lavorare nel campo dell’architettura: settore storicamente chiuso, spesso rigorosamente al maschile. Nasce su iniziativa di Italcementi l’arcVision Prize, che dopo aver incoronato nella sua prima edizione la brasiliana Carla Juaçaba, torna quest’anno a parlare portoghese. Premiando Ines Lobo.
Nata a Lisbona, dove nel 2002 ha fondato il proprio studio, Lobo è stata selezionata da una giuria tutta al femminile, equamente divisa tra personalità legate al mondo dell’architettura ed altre attive nel campo della tutela dei diritti dell’uomo e dell’emancipazione della donna: per rispondere al meglio a un premio che intende mettere in luce progetti dall’alto valore sociale. Tra le giurate, quindi, non solo le archistar Kazuyo Sejima e Odille Decq e il direttore del Pritzker Prize Martha Thorne, ma anche al sindaco di Betlemme Vera Baboun e alla ghanese Samia Nkrumah, figura di riferimento per i movimenti in favore dei diritti civili nell’area centro-africana.
Convince del portfolio di Lobo il suo lavoro per scuole e centri di formazione a Coimbra e Porto. Menzioni speciali sono andate all’austriaca Anna Heringer, da oltre dieci anni impegnata in progetti di architettura solidale in Bangladesh; all’indiana Shimul Javeri Kadri e a Cecilia Puga, tra le più interessanti protagoniste della felice stagione di rinascita creativa che negli ultimi anni sta interessando il Cile.
Significativo al punto da risultare programmatico il ricordo di Lina Bo Bardi che nell’i.Lab di Italcementi, nell’avveniristico polo scientifico-tecnologico alle porte di Bergamo, introduce l’assegnazione dei premi. Nata a Roma, cresciuta professionalmente nella Milano di Giò Ponti, Bo Bardi ha trovato sfogo alla sua straordinaria creatività in Brasile, lavorando per oltre trent’anni tra San Paolo e lo stato di Bahia. Contribuendo a segnare in modo indelebile il paesaggio urbano di una delle più affascinanti metropoli del Sud America.
[nella foto: l’Avelar Brotero Secondary School di Ines Lobo]