Cinque eventi per un’unica sede espositiva: quella, splendida, di Palazzo Fortuny a Venezia. Sono tutte artiste donne le protagoniste di una serie di mostre che spaziano dalle foto di Dora Maar alle eleganti sculture vitree di Ritsue Mishima
Sono molteplici i fili che intrecciano tra loro esperienze pure tanto diverse, lontane nel tempo e nello spazio, figlie di contesti e riflessioni estranee le une dalle altre. Sembrano frammenti di un unico splendido e articolato ritratto le cinque mostre che inaugurano in queste ore a Venezia nelle meravigliose sale di palazzo Fortuny. Ospiti di visioni esclusivamente al femminile, tacitamente unite nel segno della memoria.
Quella, conturbante, di Dora Maar: musa e amante di Picasso, ma soprattutto lei stessa artista. Autrice di un originale e affascinante percorso come fotografa, a lungo offuscato dall’ombra ingombrante del suo rapporto con il pittore; un’avventura creativa oggi risarcita con il giusto spazio da una mostra che presenta un centinaio di opere, molte delle quali mai presentate prima in Italia, in arrivo da prestigiose collezioni private straniere.
Un linguaggio, quello dello scatto, al centro anche de Le amazzoni della fotografia , indagine su importanti firme al femminile – dalle pioniere di fine Ottocento fino a Diane Arbus e Vanessa Beecroft – e punto di partenza per il lavoro di Anne-Karin Furunes: che parte proprio da ritratti fotografici per elaborare le sue Shadows , interpolazioni pittoriche che trasfigurano il volto in enigmatiche e magnetiche astrazioni.
Il tema del ricordo e dell’identità, così forte nelle opere di Furunes, emerge in modo altrettanto forte negli objets trouvés di Barbara Paganin, frammenti ideali di una famigliare wunderkamer. Riflessa nelle elegantissime sculture di Ritsue Mishima: il vetro, presenza tipica della cultura veneziana, diventa agile come seta nelle mani di un’artista che plasma eterei ed elegantissimi piccoli monumenti dedicati alla forza generatrice della Natura.
[nella foto: Dora Maar]