Essere teen-ager oggi. In mostra a Rotterdam le foto di Martijn van de Griendt

6 Marzo 2014


C’è la presunzione della naturalezza e dell’istintività in quelle pose spesso artefatte, costruite nella reiterazione di immagini sottratte con avidità alle riviste e agli show televisivi. C’è una desolante povertà individuale, un riconoscimento del sé solo in forma di maschera certificata dalla comunità. E, soprattutto, non c’è salvo rarissimi casi l’ombra di un sorriso. È un diario amarissimo di una generazione senza punti di riferimento quello realizzato da Martijn van de Griendt.

Il reporter olandese espone alla Kunsthal di Rotterdam, fino al prossimo mese di maggio, il suo ironico Forever Young : progetto fotografico che racconta l’universo giovanile per come si è evoluto negli ultimi quindici anni. Un lasso di tempo apparentemente ristretto, in realtà paragonabile ad un’era geologica se consideriamo la velocità con cui le nuove tecnologie contribuiscono a mutare stili, linguaggi, mode e modelli.

Nell’indagine di van de Griendt riscontriamo gli effetti più traumatici di una massificazione culturale che appiattisce ogni tipo di differenza, rendendo irriconoscibili contesti e situazioni, trasformando ogni luogo in una copia sbiadita di set da sit-com. Ma leggiamo anche i repentini cambiamenti delle grandi mode che attecchiscono a livello virale: tra controcultura hip-hop e il fenomeno emo.

Non è la prima volta che Martijn van de Griendt lavora sull’immaginario dei teen-ager: risale al 2008 il suo Smokin’ Boys, Smokin Girls  , progetto che lo ha visto girare il mondo per indagare il rapporto che i più giovani hanno con il fumo. Considerato ancora oggi, così com’era per le generazioni passate, come effimero facilitatore relazionale e ingannevole strumento di emancipazione, per una generazione che gioca drammaticamente ad accelerare il tempo.