Mantova città ideale. Nelle foto di Candida Höfer

14 Marzo 2014


Ci volevano tecnologie del giorno d’oggi per rappresentare il sogno, tutto umanistico, della città ideale: governata da raffinatissime proporzioni architettoniche, immersa nell’eleganza di una bellezza pura e incorruttibile. E ci voleva lo sguardo unico e inimitabile di una grande artista della contemporaneità. Infaticabile nel ricercare l’istante sublime in cui la meraviglia si palesa nella sua essenza maestosa e ammaliante.

Otto palazzi storici, otto luoghi iconici; altrettanti scatti che raccontano lo stupore di un fascino senza tempo. Candida Höfer racconta Mantova con la grazia spettacolare delle sue fotografie, esposte da queste ore e fino al prossimo giugno nell’Ala Napoleonica di Palazzo Te. A sancire la nuova tappa di un percorso che lega la città lombarda al contemporaneo: dopo gli interventi di Fabrizio Plessi e Bill Viola, prima di quello – attesissimo – di Ai Weiwei.

Si è parlato di “architettura dell’assenza” per provare a trasmettere le emozioni che offrono le immagini, imponenti, di Höfer. Una definizione puntuale, che sa restituire il senso di sospensione temporale che ammanta ogni inquadratura, incorniciando con una perfezione formale di assoluto rigore scenografie ideali che parlano di assoluto. E che, negando la presenza dell’umano, generano l’ossimoro vincente della sua più netta e sorprendente affermazione.

Perché l’uomo c’è, eccome. È presente in forma di puro e limpido genio. Occhieggia sornione dai palchetti del Teatro Scientifico Bibiena e tra i preziosi volumi della Biblioteca Teresiana; l’eco dei suoi passi riecheggia tra i marmi di Palazzo Canossa e Palazzo Ducale, sotto le volte della Basilica di Santa Barbara, tra le sale del Museo Civico di Palazzo Te e di quello di Palazzo Arco. Luoghi da sogno, autentiche case di eroi.

[nella foto: Candida Höfer, Mantova, Teatro Scientifico Bibiena, particolare dei palchi, 2010 © Candida Höfer]