Fantasmi e realtà. Le foto di Hütte a Modena

23 Aprile 2014


Ha contribuito a riscrivere le regole della paesaggistica. Traducendo in fotografia quel rapporto di intima empatia che i grandi pittori romantici – Friedrich su tutti – hanno stabilito tra l’uomo e l’ambiente naturale: caricando quest’ultimo di atmosfere, sensazioni, emozioni che sono proprie dell’animo di chi guarda. Specchio nel quale scoprirsi, rivelarsi. Semplicemente straordinarie le immagini di Axel Hütte in mostra a Modena fino alla fine del prossimo mese di giugno.

Gli spazi del Foro Boario accolgono, a oltre quindici anni dalla sua ultima esperienza in Italia, venti opere di grande formato scattate dall’artista tra la fine degli Anni Novanta e lo scorso 2013. Un saggio fondamentale sull’attività recente di un fotografo che, insieme ai vari Candida Höfer e Andreas Gursky, ha dato vita con la cosiddetta Scuola di Düsseldorf ad una vera e propria rivoluzione nel campo dell’immagine.

Maestose inquietudini quelle che Hütte scopre nei paesaggi montani, con le vette innevate avvolte in una raggelante nebbia fantasmagorica: inquadrature che sanno sospendere la percezione del tempo, inducendo inedite contemplazioni. Come dimostrano le straordinarie immagini, mai mostrate prima d’ora, colte nelle valli dell’Appennino modenese. In tutto e per tutto assimilato alle più selvagge e remote lande dell’Alaska o delle Alpi austriache.

Il legame tra natura e osservatore si fa da implicito, appena suggerito, a dialogo dalla schiettezza quasi verbale. Eccezionali i giochi ottici della serie Water Reflections  (nella foto): le fotografie di laghi e stagni restituiscono le misteriose fattezze di chi vi si specchia, quasi si trattasse di tele impressioniste. Pervase da un senso di magnifico straniamento, allontanamento dalla realtà esperita verso la sublimazione della più pura immaginazione.