Una delle sue prime modelle? Una giovanissima Marilyn Monroe. Il suo più caro amico? Salvador Dalì. Losanna omaggia con una grande retrospettiva l’estro di Philippe Halsman, tra i fotografi più originali e ironici del Novecento
È appena un adolescente quando, siamo negli Anni Venti, trova per caso tra le cianfrusaglie di casa la macchina fotografica appartenuta al padre prematuramente scomparso. È una folgorazione per Philippe Halsman, nato in Lettonia ma costretto a spostarsi in lungo e in largo per una Europa che fatica a tollerare le sue origini ebraiche. Comincia così, grazie al potere del caso, la carriera di uno tra i fotografi più interessanti del Novecento: in mostra a Losanna fino al prossimo 11 maggio.
Sono opere iconiche quelle raccolte al Musée de l’Elyseé, artista che riesce grazie ad una innata dote di ironia a smitizzare i soggetti dei suoi celeberrimi ritratti: ripulendo l’immagine della persona dalla maschera del personaggio, scovando nelle pieghe di un sorriso intimità e complicità altrimenti insondabili. Come nel caso della fantasiosa serie di scatti inseriti nella raccolta di Jumpology : centosettanta i vip colti nell’atto di saltare, con la pacifica liberalità del gioco a rivelare espressioni di schietta sincerità.
La mostra di Losanna procede nell’intreccio tra un approccio tematico ed un altro invece squisitamente cronologico. Partendo così dalla Parigi degli Anni Trenta, con il giovane Halsman a sperimentare nell’orbita della galleria Le Pléiade; e arrivando – attraverso un immancabile riferimento al progetto di Jumpology – a concentrarsi sul rapporto tra l’artista e duer tra i suoi più celebri soggetti.
Da un lato Marilyn Monroe, ritratta la prima volta per conto di Life nel 1949 e poi più volte in posa nel corso degli anni davanti all’obiettivo di Halsman; dall’altro Salvador Dalì, amico e compagno di avventure artistiche per un periodo che copre quasi quarant’anni. È nell’energia dell’artista, nella sua visionaria capacità di creare universi altri che il fotografo sembra trarre linfa e trovare il coraggio per scardinare l’idea di ritratto tradizionale. Scrivendo pagine di indimenticabile e inarrivabile originalità.
È appena un adolescente quando, siamo negli Anni Venti, trova per caso tra le cianfrusaglie di casa la macchina fotografica appartenuta al padre prematuramente scomparso. È una folgorazione per Philippe Halsman, nato in Lettonia ma costretto a spostarsi in lungo e in largo per una Europa che fatica a tollerare le sue origini ebraiche. Comincia così, grazie al potere del caso, la carriera di uno tra i fotografi più interessanti del Novecento: in mostra a Losanna fino al prossimo 11 maggio.
Sono opere iconiche quelle raccolte al Musée de l’Elyseé, artista che riesce grazie ad una innata dote di ironia a smitizzare i soggetti dei suoi celeberrimi ritratti: ripulendo l’immagine della persona dalla maschera del personaggio, scovando nelle pieghe di un sorriso intimità e complicità altrimenti insondabili. Come nel caso della fantasiosa serie di scatti inseriti nella raccolta di Jumpology : centosettanta i vip colti nell’atto di saltare, con la pacifica liberalità del gioco a rivelare espressioni di schietta sincerità.
La mostra di Losanna procede nell’intreccio tra un approccio tematico ed un altro invece squisitamente cronologico. Partendo così dalla Parigi degli Anni Trenta, con il giovane Halsman a sperimentare nell’orbita della galleria Le Pléiade; e arrivando – attraverso un immancabile riferimento al progetto di Jumpology – a concentrarsi sul rapporto tra l’artista e duer tra i suoi più celebri soggetti.
Da un lato Marilyn Monroe, ritratta la prima volta per conto di Life nel 1949 e poi più volte in posa nel corso degli anni davanti all’obiettivo di Halsman; dall’altro Salvador Dalì, amico e compagno di avventure artistiche per un periodo che copre quasi quarant’anni. È nell’energia dell’artista, nella sua visionaria capacità di creare universi altri che il fotografo sembra trarre linfa e trovare il coraggio per scardinare l’idea di ritratto tradizionale. Scrivendo pagine di indimenticabile e inarrivabile originalità.
[nella foto: Philippe Halsman, Dalí Atomicus, 1948 – Musée de l’Elysée © 2013 Philippe Halsman Archive / Magnum Photos – Exclusive rights for images of Salvador Dalí: Fundació Gala-Salvador Dalí, Figueres, 2014]