Libri della settimana: mano nella mano con Tullio Pericoli

24 Aprile 2014


È una devianza tutta contemporanea quella ci porta a darla per scontata e dunque dimenticarla, persino svilirla. Come se le più articolate profondità concettuali e intellettuali possano fare a meno di lei, del suo schietto pragmatismo, della sua unica e sublime capacità di tradurre la sostanza in forma visiva. Eppure senza di lei l’arte, intesa in ogni sua espressione, non sarebbe possibile. Di cosa parliamo? Della mano, ovviamente. Celebrata da chi, più di ogni altro, ne fa strumento di creatività.

Nascono da una lunga chiacchierata con Domenico Rosa i Pensieri della mano confidati ad Adelphi da Tullio Pericoli, tra i più grandi illustratori italiani in attività, che veste i panni per lui inconsueti del narratore. Raccontando, attraverso un’elegia della manualità, il suo approccio con l’arte; ricucendo la trama, spesso oggi interrotta, tra l’idea e la sua rappresentazione. Nello scorrere della matita su un foglio, dunque, si sprigiona una magia antica, che va oltre la tecnica pura e semplice.

“Nella mano c’è una sapienza e insieme, a volte, il peso della sapienza”  afferma Pericoli, che si conferma straordinario filosofo dell’immagine. La forma dialogica del pamphlet aiuta a scavare a fondo nella sua visione dell’arte, caricando quelli che a prima vista sembrano dettagli quasi meccanici – come la scelta della carta – di un’aura dal sapore quasi rituale, espressione profondissima di un rapporto intimo.

Lo stesso di cui ci parla Henri Focillon nel suo Elogio della mano, scritto nel 1939 e ora ritradotto per l’Italia da Castelvecchi. Figlio di un incisore, l’autore sa bene quale inestricabile meraviglia si nasconda nell’atto del disegnare, così come in quello dello scrivere: da qui il suo excursus nel lavoro di Gauguin e Piranesi, Rembrandt e Hugo, in una carrellata di personalità dal fascino assoluto.

[nella foto: Samuel Beckett in un disegno di Tullio Pericoli]