Troppo marcati gli echi di David Lynch nel “Maps to the Stars” di David Cronenberg, che delude il pubblico del Festival di Cannes. Che applaude, a sorpresa, un irriconoscibile Steve Carell
Pochi registi sanno trovare il giusto punto di contatto tra personaggio e interprete, esaltando al massimo le potenzialità dei propri attori, come Bennet Miller. Lo stesso che permise a Philip Seymour Hoffman di vincere l’Oscar con Capote , tanto per intenderci. E quest’anno ha pensato di portare a Cannes Channing Tatum, Mark Ruffalo e un irriconoscibile Steve Carell (nella foto).
Protagonisti di Foxcatcher , questo il titolo del film in concorso. Che si ispira alla storia vera di John du Pont, svitato erede di una ricchissima famiglia che nel 1996 uccise senza nessuna ragione apparente il suo amico David Shultz, di professione wrestler, davanti alla moglie e alla sua guardia del corpo. Un dramma intenso, che ha già riscosso consensi da parte della critica.
Mentre sul red carpet continuano a sfilare le donne e gli uomini più belli del mondo, David Cronenberg sembra ironizzare con lo show-business mettendosi a giocare con l’ossessione per le celebrità. E cura la regia di Maps to the Stars , con Robert Pattinson, Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusak, Olivia Williams, Sara Gadon ed Evan Bird.
Una pellicola dalla trama intricatissima che ricorda il Mullholland Drive di David Lynch, ma che stenta a prendere veramente quota. Atmosfera allucinatoria, buone le prove attoriali, complesso nella struttura ma superficiale nei contenuti esattamente come il mondo che ritrae. E tra qualche giorno da Cannes si potranno già trarre le prime somme e azzardare i primi vaticini.
Federica Polidoro per www.artribune.com