Bellini, Mantegna ma soprattutto Raffaello: capolavori assoluti quelli dell’Accademia Carrara di Bergamo, che in attesa della riapertura porta i suoi capolavori freschi di restauro in mostra alla vicina GAMeC
Non solo Uffizi e Musei Vaticani, non solo Brera e Capodimonte. Il carattere unico e peculiare dell’Italia sta nella diffusione capillare del suo straordinario patrimonio culturale, nella capacità di rintracciare capolavori assoluti anche fuori dai grandi musei delle grandi città. In una provincia tutt’altro che provinciale. Come dimostra il caso di Bergamo, che mette in mostra i gioielli di famiglia in vista della prossima riapertura della pinacoteca dell’Accademia Carrara.
Una scuola d’arte di antica tradizione, dove si sono formati tra gli altri Giuseppe Pellizza e Giacomo Trécourt; una collezione che annovera grandissime firme, con opere donate alla collettività dalla generosità dei collezionisti di un tempo. La Carrara è un piccolo gioiello la cui sede, oggetto di un restauro cominciato nel 2008 e destinato a concludersi nel marzo 2015, è al momento chiusa al pubblico. Ma per incontrare i suoi tesori non è necessario attendere. Né fare troppa strada.
Sono ventisei le opere fresche di restauro esposte fino a fine luglio nell’antistante GAMeC, galleria d’arte moderna e contemporanea. Partendo da Andrea Mantegna e arrivando a Giovanni Bellini, attraverso la premiata bottega della famiglia Vivarini; spingendosi fino al fascino unico di Raffaello. È appena rientrato dai laboratori di restauro di Brera il San Sebastiano dipinto dall’urbinate agli inizi del Cinquecento (nella foto un dettaglio dell’opera), posto in dialogo con il suo Cristo benedicente oggi conservato a Brescia.
Il confronto tra i due autografi raffaelleschi non è l’unico proposto in mostra: sono sette le opere in arrivo da importanti collezioni pubbliche italiane (dagli Uffizi ai Musei Civici di Pavia), a costruire un percorso che parte dal Rinascimento e si spinge fino alla stagione romantica. Per una mostra che funge da anteprima per la riapertura del museo, e che fa da pendant alle cento opere della pinacoteca esposte in via temporanea al Palazzo della Ragione.