I colori esplosivi di Ignazio Moncada. In mostra ad Agrigento

23 Maggio 2014


Milano, Piazza Duomo: 1982. Il reticolo di materie plastiche che copre i ponteggi del restauro di un edificio si fa tela inedita e inconsapevole per un vigoroso intervento d’artista. Capita a migliaia di chilometri di distanza dai luoghi dove sta prendendo vita, negli stessi anni, la street art; capita in un momento in cui l’arte negli spazi pubblici viene pensata e concepita secondo schemi diametralmente opposti. Capita così che avvenga una piccola grande rivoluzione. Quella di Ignazio Moncada.

Sono le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento ad ospitare la retrospettiva che celebra, a due anni dalla scomparsa, il talento dell’artista siciliano. Noto al grande pubblico proprio per quella che il mentore del Nouveau Réalisme, Pierre Restany, definì non senza complice ironia pont art : decine gli interventi di Moncada, a partire da quel primo tentativo milanese e poi lungo tutti gli Anni Ottanta e Novanta, su reti da cantiere. Nell’evoluzione di un’idea di arte pubblica di squisita originalità.

Un uso del colore istintivo, quasi primordiale quello di Moncada: segni di bruciante vitalità, fervida energia a esplodere sulla tela – o sulle plastiche! – una irresistibile carica luministica. Forme astratte che vengono da lontano, parlando il linguaggio di un’arte che scava nelle radici più profonde del mediterraneo; facendo della luce l’elemento cardine di una pratica artistica che trova nella potenza del gesto la sua chiave di volta.

In mostra, immancabili, i 450 metri quadrati ricavati dal celebre ponteggio di Piazza Duomo. Ma anche carte, bozzetti, disegni e dipinti che testimoniano il lavoro frenetico di un artista giramondo; attivo a Parigi e Bruxelles, Roma e naturalmente Palermo, sua città natale. Dove affresca il soffitto della Biblioteca di Palazzo Branciforte, lavorando in continuità con i restauri dello stabile firmati da Gae Aulenti.