Ha passato gli ultimi dieci anni della sua vita dentro e fuori dagli ospedali, minata nella salute ma non nello spirito. Frida Kahlo ha esorcizzato il dolore dipingendo, ma anche scrivendo un accurato diario intimo: oggi riedito da Electa.
Arte come terapia, medicina per sanare le ferite di un’anima colpita duramente dalle sfortune della vita: da una salute precaria, da un incidente rovinoso che martirizza il corpo, da una situazione sentimentale più che complicata e certo lontana dal potersi dire felice. È noto come Frida Kahlo cercasse e trovasse sollievo alla propria sofferenza nella pittura. Pochi sanno che altra sua valvola di sfogo era la scrittura.
Molto più di un semplice diario quello redatto dalla pittrice tra 1944 e 1954. Semmai un vero e proprio zibaldone di pensieri liberi e disinvolti, che vedono alternare confessioni intime a poesie, appunti di stretta quotidianità ad articolate riflessioni sull’arte e sulla vita. Il tutto accompagnato da un ricco repertorio iconografico. Perché Frida disegnava, disegnava e dipingeva senza sosta: anche bloccata a letto, decorando con tenui e fascinosi acquarelli tutto ciò che le passava sotto mano, anche, ovviamente, il suo quaderno più segreto.
Uno straordinario incontro tra immagini e parole quello che Electa dà alle stampe con il titolo di Frida Kahlo. Un autoritratto intimo: pubblicando il facsimile integrale dell’opera composta a suo tempo dall’artista messicana. Arricchendo gli apparati critici del volume con il contributo di un compianto maestro della cultura latinoamericana: Carlos Fuentes. Penna di raffinata sensibilità, splendida nel tratteggiare una delicata fotografia dell’anima della pittrice.
L’operazione condotta da Electa, che ha curato anche il catalogo della grande mostra che fino ad agosto porta a Roma i lavori più rappresentativi dell’artista, si specchia nell’attenzione che l’editoria italiana sta scoprendo nei confronti dell’autrice. Come dimostra tra gli altri l’omonimo Frida Kahlo, fresco di stampa Abscondita: una biografia completa, che esalta i trionfi ma non tralascia i momenti più difficili della vita della donna.
[nella foto: Nickolas Muray, Frida sulla panchina bianca (dettaglio), New York, 1939 – The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca – Photo by Nickolas Muray