Manoscritti originali delle poesie di Ungaretti e delle invettive di Marinetti, dipinti di Balla e straordinarie fotografie d’epoca: al Vittoriano di Roma la mostra che ricorda il centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
L’anniversario vero e proprio, almeno per l’Italia, non può che essere considerato il 24 maggio 2015: a cento anni esatti dall’inizio delle operazioni militari che hanno significato l’impegno del Paese nel primo conflitto mondiale. Ma in linea con quanto accade nelle altre nazioni d’Europa, dove il fuoco alle polveri fu dato nel 1914, è già tempo di onorare il ricordo dei caduti e raccontare grazie a documenti e testimonianze una delle pagine più dure della storia recente del Vecchio Continente.
Luogo simbolico quello del Vittoriano di Roma, dove l’Altare della Patria celebra il sacrificio del Milite Ignoto; e nei cui spazi espositivi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inaugurato la mostra La Prima Guerra Mondiale 1914-1918 – Materiali e Fonti . Ricchissima indagine che permette di ricostruire sia i principali eventi bellici e politici dell’epoca; sia le tensioni intime e private, il dolore delle famiglie e dei singoli soldati inviati al fronte.
Ricchissimo il materiale documentario esposto. Spesso associato a firme autorevoli: non mancano manoscritti autografi dei poeti al fronte, da Filippo Tommaso Marinetti a Giuseppe Ungaretti; come pure disegni e tele di Giacomo Balla, presentato in veste di pittore-soldato. Ma è forse nelle lettere e nei fotoritratti delle migliaia di reclute – spesso anonime – che trapuntano l’allestimento della mostra, nella memoria dei terribili processi a carico dei disertori, che si respira il senso profondo di un dramma collettivo di inaudita ferocia.
Avvenimenti lontanissimi nel tempo, ma non per questo condannati all’oblio. Il ricordo della Grande Guerra si veste di attualità grazie a due affascinanti progetti, entrambi ospiti del Vittoriano: in primis con la sala dedicata alla proiezione di Terramatta , il docu-film con cui Costanza Quatriglio (nella foto) rilegge il diario di Vincenzo Rabito, contadino meridionale semianalfabeta che ha regalato una cronaca struggente della vita di trincea; poi con il censimento fotografico che ha visto Luca Campigotto immortalare a un secolo di distanza dai combattimenti i luoghi simbolo del fronte italiano.