Presentato a Milano il progetto per la mostra più attesa del 2015: saranno mille le opere, da Monet a Warhol, scelte da Germano Celant per raccontare il rapporto tra arte e cibo. Nel segno di Expo
Dimenticate il concetto di mostra tradizionale, con i quadri alle pareti bianche e il percorso di visita delineato dall’andamento cronologico delle opere. Un evento straordinario come Expo 2015 non poteva non trovare una formula eccezionale per suggellare il legame tra l’arte e il tema dell’evento, programmaticamente rivolto alle sfide della nutrizione nel mondo globalizzato: promette non poche sorprese, allora, Arts & Food . La mostra che dal prossimo 9 aprile accompagna l’esposizione universale di Milano.
A nove mesi esatti dall’inaugurazione, arriva per la mostra più attesa del prossimo anno il momento di presentare il proprio concept, svelando le prime indiscrezioni sulle opere presenti e sull’articolato allestimento firmato da Italo Rota. Sarà la Triennale ad ospitare i quasi mille pezzi in prestito da alcune tra le più prestigiose collezioni pubbliche e private al mondo, selezionati da Germano Celant con l’intento di raccontare in modo didattico ma tutt’altro che didascalico il rapporto tra le diverse culture moderne e l’alimentazione.
I quasi settemila metri quadri della Triennale verranno così occupati dalla ricostruzione di ambienti che identificano i luoghi di consumo del cibo: cucine e sale da pranzo, bar e ristoranti, autogrill e persino cabine di aeroplani diventeranno quinte architettoniche dove imbattersi in dipinti e sculture, oggetti di design e spezzoni di film, manifesti pubblicitari e mille e più, espressioni della creatività. Per una storia che parte da metà Ottocento, con la nascita della prima Expo, e arriva fino ai giorni nostri.
Si passerà così da un aperitivo a base di assenzio nei café chantant di Monet e Manet ai fantasiosi menù futuristi di Fillia e Marinetti; finendo per fare la spesa nei coloratissimi supermarket della Pop Art di Andy Warhol, Tom Wesselmann, Claes Oldenburg e Roy Lichtenstein. Arrivando poi ai concettualismi della body art di Marina Abramović e all’arte relazionale di Joseph Beuys, all’immancabile irriverenza di Piero Manzoni e alle perfomance culinarie di Gordon Matta-Clark.
[nella foto: Subodh Gupta – Dada, 2014. Courtesy l’artista, Photo: Ravi Ranjan]