Il Brasile a Lione. In una mostra di giovani talenti

16 Agosto 2014


La consegna è stata chiara e in apparenza semplice: siate voi a scegliere ognuno il proprio maestro. Il risultato? Un inatteso viaggio nella memoria visuale e nelle esperienze concettuali di un Paese come il Brasile, nazione che a lungo ha sofferto le secche della cultura di regime. Ma che trova oggi, proprio grazie agli artisti di nuova generazione, i codici per interpretare al meglio la lezione di chi ha lavorato e prodotto nel recente passato.

Sono quattordici le promesse brasiliane invitate a Lione da un pool di grandissimi curatori (su tutti Hans-Ulrich Obrist) , per una mostra che porta al Museo d’Arte Contemporanea il confronto tra generazioni diverse. Partendo da quella di Cildo Meireles, artista di fama ormai impostosi all’attenzione del mondo, in Francia con la delicata illusione scenografica di un mare costruito nella sovrapposizione di onde in plastica, amara indagine sul tema del contrasto tra uomo e ambiente.

Vibrante lo sguardo gettato sulle esperienze primitiviste, in risposta a un inespresso substrato culturale che si rifà con tenera devozione alle più radicate influenze della tradizione dei nativi: come nelle sculture che Maria Martins ha realizzato degli Anni Quaranta o quelle più recenti, sorta di idoli post-moderni, che portano la firma di Rodrigo Cass o Fernanda Gomes. In uno scavo puntuale nel parco archeologico della memoria condivisa.

Gioia e rivoluzione nelle opere di molti tra i giovani più interessanti, abilissimi nel dedurre elementi chiave del passato e sublimarli in linguaggi di squisita contemporaneità. Radicale il lavoro che il trentenne Jonathas de Andrade (nella foto) compie sui mattoni portanti della comunicazione verbale, traslati in formule dalla brillante forza poetica. Le parole di un testo riprodotto a parete si trasfigurano, qua e là, in colorate formelle geometriche. Esplodendo il concetto di dialogo verso inattese tridimensionalità visive.