Morta e risorta. La pittura di Francesco Lauretta a Scicli

21 Agosto 2014


È una città densa di storia Scicli, secondo Elio Vittorini una delle più belle della Sicilia e forse addirittura del mondo. Un prezioso museo a cielo aperto, perla di quella Val di Noto famosa per la ricchezza delle sue architetture barocche: per la meraviglia di chiese che sono espressione di una religiosità al tempo stesso intima e condivisa come fenomeno sociale, vissuta nella teatralità di processioni e liturgie gonfie di suggestione.

Non poteva esserci luogo più indicato di questo, allora, per Una nuova mostra di pittura : così titola la personale che Francesco Lauretta porta nella località del ragusano fino al prossimo 7 settembre, mettendo in scena un progetto di grande ambizione concettuale. Una sinfonia in tre  movimenti che dichiara, smentisce e infine riafferma la vitalità di tempere e pennelli; manifestando la forza di una scena artistica, quella siciliana, che negli ultimi anni ha saputo grazie a figure di altissimo spessore – lo stesso Lauretta, e poi Francesco De Grandi e Andrea Di Marco – imporre nuove questioni di metodo.

Lauretta attinge a un bagaglio culturale che è intrecciato in modo indissolubile all’iconografia sacra: porta negli spazi raccolti della galleria Site Art la memoria dei grandi riti collettivi, della massa di fedeli in marcia all’ombra delle statue dei santi, confusa in una polvere cromatica che annulla l’individuo fino a suggerire una mistica astrazione dalla realtà. Nella voluta confusione carnascialesca tra sacro e profano.

La mostra prosegue nella sede di Palazzo Beneventano, con opere che sembrano negare nella forza dirompente del gesto la precedente devozione per la forma. Frammenti di scotch raccolti per l’atelier, segnati da tracce casuali di pittura, diventano catalizzatori di un dinamismo acceso, sferzante, quasi plastico nella resa che assume su tele reinventate nel loro essere supporto per l’arte.

La rivoluzione di placa nell’ultima sede occupata, in città, dall’artista. Non sono troppo più grandi di una carta da gioco gli oltre cento micro-quadri che Lauretta colloca a Site Mill, antico mulino oggi luogo d’arte. Offrendo un ideale catalogo della sua produzione, miniaturizzando ed esemplificando una ricerca che si riappropria in forma quasi archivistica ed enciclopedica del colore, della forma, dello spazio.