La partecipazione di Paola Cortellesi, madrina della rassegna, e una ricca retrospettiva dedicata a Daniele Segre: questi i protagonisti principali dell’edizione numero zero del Perugia Social Film Festival
Documentare, testimoniare, raccontare. Per essere antidoto all’esclusione sociale, al silenzio e all’emarginazione; indicando ciò che non va e dunque, per esclusione, la rotta da seguire per sradicare prevenzioni, preclusioni, prevaricazioni. Un cinema impegnato in modo concreto, non ideologizzato, quello che partecipa all’edizione zero del Perugia Social Film Festival, prova generale per una rassegna che nasce sotto i migliori auspici. E promette fin dagli esordi un’altissima qualità.
In cabina di regia il pluripremiato sceneggiatore Stefano Rulli (autore di successi come La meglio gioventù e Romanzo Criminale ), ideatore di un evento che dal 23 al 28 settembre propone in tre cinema del capoluogo umbro una trentina di titoli dal forte impatto sociale, scegliendo come filo conduttore quello dell’analisi del disagio psichico e della sua percezione da parte della società. Partendo così da uno dei suoi primi lavori per il cinema: il documentario Matti da slegare , realizzato insieme a Marco Bellocchio, nel 1975, nel manicomio emiliano di Colorno.
Il linguaggio privilegiato è quello del documentario, con alcune tra le più interessanti produzioni italiane degli ultimi anni; altissimo profilo anche per i corti: si passa da Matilde di Vito Palmieri, premiato due anni fa al Toronto Film Festival come miglior cortometraggio per la sezione Kids al durissimo SettanTa dedicato da Pippo Mezzapesa al dramma sociale, sanitario e occupazionale legato all’Ilva di Taranto.
Due gli ospiti principali di questa edizione del festival. Da un lato Paola Cortellesi, madrina impegnata insieme agli ospiti di una residenza per disabili sul set dei promo che sostengono la rassegnana; dall’altro Daniele Segre (nella foto di Elena Bosio), regista specializzato nel cinema-verità, omaggiato con una accurata retrospettiva. E la proiezione, carica di significato, del suo Sbarre all’interno del carcere perugino di Capanne, primo tassello per un progetto che ambisce a coinvolgere in modo diretto i detenuti nelle future edizioni.