Ch.ACO, a Santiago del Cile una vetrina sull’arte latinoamericana

4 Ottobre 2014


I suoi abitanti, non senza un pizzico di orgoglio, definiscono il Paese come una specie di Svizzera del Sud America: una nazione in crescita il Cile, con un’economia stabile e pressoché indenne ai colpi della crisi; con una scena culturale e artistica di straordinaria e frizzante brillantezza. Due condizioni che stimolano il mercato dell’arte contemporanea: come dimostra il successo di Ch.ACO, fiera in scena in città fino al 5 ottobre.

Una trentina le gallerie che espongono sotto le romantiche volte in metallo della ex stazione di Mapocho, cui si aggiungono gli stand dei giovani spazi accolti nella sezione Pop Up ; il passaporto è prevalentemente sudamericano – tanti gli operatori locali, altri arrivano da Uruguay, Brasile e Argentina – fattore che rende interessante l’analisi di una scena locale che nutre legittime ambizioni di riconoscibilità a livello internazionale.

A fare la parte del padrone la galleria Vermelho di Saõ Paulo, che tratta pressoché tutti i giovani artisti brasiliani più interessanti del momento: due quelli presentati a Ch.ACO, Nicolàs Robbio e Marcelo Cidade, entrambi interpreti di un approccio delicato al concettuale che, a livello formale, non smentisce la metabolizzazione degli schemi dell’Arte Povera. Punto di partenza per lavori di grande originalità.

Luci caravaggesche per le fotografie del premio Pulitzer Tomàs Munita, proposto da Prima Galerìa; nello stand di Die Ecke si incontrano invece i lavori di Enrique Ramìrez, prossimo ad una attesa personale parigina al Palais de Tokyo. Lavori importanti per due delle gallerie più potenti della città: Isabel Aninat porta l’apprezzatissimo Pedro Tyler, che costruisce caleidoscopiche strutture optical assemblando tra loro moduli recuperati da vecchi metri da carpentiere; punta tanto sulla pittura il colosso Patricia Ready: tra le sue proposte più interessanti Christiane Pooley (nella foto).