Tedesco di nascita, fiammingo di formazione, di ispirazione per artisti italiani come Botticelli e il Ghirlandaio. Un pittore magnificamente europeo Hans Memling, gigante del Rinascimento nordico in mostra a Roma.
Il peso di un artista? È dato dalla fortuna presso il proprio pubblico, certo; e dalla capacità del suo linguaggio di travalicare i secoli e continuare ad affascinare ed emozionare, a dispetto dello scorrere del tempo. Ma c’è un’altra variabile da considerare: quella del rispetto e della devozione che nei suoi confronti nutrono i colleghi. Difficile allora trovare un pittore più autorevole di Hans Memling. Maestro del Rinascimento fiammingo, punto di riferimento per i grandi del tardo Quattrocento italiano.
Sono una cinquantina le opere dell’artista tedesco – attivo per lo più nelle Fiandre, soprattutto a Bruges – che fino a metà gennaio trovano posto nella suggestiva cornice delle Scuderie del Quirinale. Luogo dove sancire un incontro rimandato per oltre cinque secoli: non visitò mai Roma, Memling. Ma è come se qui avesse vissuto a lungo, considerato il peso delle sue opere, portate a Venezia e Firenze dagli intraprendenti mercanti italiani, ebbero su maestri del calibro di Botticelli e del Ghirlandaio.
Grandiose pale d’altare trovano un’impaginazione di elegante e composta teatralità, nella lettura originale di schemi narrativi che guardano e superano in naturalezza i modelli dei grandissimi Rogier van der Weyden e Jan van Ejck; stupefacenti ritratti segnano un livello di introspezione psicologica di squisita modernità, ponendosi lungo una linea evolutiva che attraverso maestri del calibro di Antonello da Messina e Leonardo da Vinci contribuisce alla maturazione più sublime di un genere cardine per la pittura occidentale.
La mostra di Roma non funziona solo come omaggio ad un artista dalla straordinaria personalità. Ma suggerisce, grazie ad una approfondita lettura del contesto in cui egli ha vissuto e lavorato, una corretta interpretazione della scena economica, politica e sociale della fine del Quattrocento. Seguendo, nell’analisi delle rotte di mercanti e banchieri – molti dei quali appassionati collezionisti e munifici committenti – la costruzione di quella che avremo imparato a conoscere come Europa.