28 Ottobre 2014
Placido Domingo e Leo Nucci interpretano alla Scala di Milano il “Simon Boccanegra” di Giuseppe Verdi. Con l’orchestra scaligera diretta da Daniel Barenboim, per una ripresa della memorabile messa in scena firmata da Federico Tiezzi.
Prendi il miglior baritono italiano in circolazione, star di livello internazionale che ha incantato con il suo timbro nitido e potente i maggiori teatri del mondo. E prendi uno tra i tenori più famosi su scala mondiale, assunto dall’immaginario collettivo a icona stessa della lirica. Aggiungi una delle massime bacchette in attività, la partitura di un genio e porta il tutto in uno dei templi della classica. Avrai un evento decisamente irripetibile.
Debutta venerdì 31 ottobre alla Scala di Milano la ripresa del Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi ideata nel 2010 da Federico Tiezzi, abile a rispettare con rigore filologico il mood dell’originale senza per questo precludersi scelte registiche di apprezzata e originale freschezza. Nel cast due figure di primissimo piano: partendo dall’eterno Leo Nucci, considerato un caso più unico che raro in virtù della eccezionale longevità di una voce che non risente affatto del passare degli anni.
Ma il nome più altisonante tra i tanti scritti nel cartellone è senza dubbio quello di Placido Domingo, che proprio con una rappresentazione del Simone ha debuttato nel 2009 in veste di baritono puro. Arricchendo così in modo inaspettato il proprio repertorio. La star spagnola si alternerà nelle rappresentazioni a Nucci, per un turn-over che si riflette anche sul podio: alla bacchetta di Stefano Ranzani si sostituirà infatti quella di Daniel Barenboim, per la prima volta alle prese alla Scala con Verdi.
Un inizio con flashback, soluzione innovativa nel panorama del belcanto, il susseguirsi di situazioni di grandissimo coinvolgimento, grazie a personaggi costruiti con il carattere dei più convincenti nomi del teatro shakespeariano. Il Simon Boccanegra si conferma tra le più innovative pagine della classica, testo che nonostante il passare del tempo resta di una freschezza e un’attualità di sconcertante e ammaliante puntualità.