Un lungo week-end dedicato all'immagine: si apre il 9 ottobre ad Olbia la terza edizione del Festival di Fotografia Popolare. Con diciotto mostre che spaziano dal reportage di guerra alla cronaca e all'indagine sociale.
Quale linguaggio dell’immagine può dirsi veramente immediato, trasversale, orizzontale, fluido; capace di essere fruito ma allo stesso tempo dominato – almeno in potenza! – da chiunque? Quale strumento narrativo ha goduto, più di ogni altro, del processo di democratizzazione dell’immagine innescato dalle grandi rivoluzioni tecnologiche? Ovviamente la fotografia: perché ognuno – oggi – può scattare, anche solo con uno smartphone. E ognuno può dirsi, volente o nolente, consumatore di foto.
Mai nome fu più centrato, allora, di quello scelto da Marco Navone per il Festival di Fotografia Popolare di Olbia: tale di nome e di fatto, nel momento in cui censisce le innumerevoli potenzialità espressive di un medium relativamente giovane, ma forte di una Storia già ricca e consolidata. Reportage di viaggio, cronaca, attualità; immancabilmente arte: nove le location che, dal 9 al 12 ottobre, diventano spazio per incontrarsi. E raccontare.
Si passa dalla memoria della Siria, così come il reporter Adnan Farzat l’ha immortalata appena prima del deflagrare della Primavera Araba, alla personale di Ivan Pedretti – tra i vincitori del Sony World Photography Award 2014; passando per gli spettacolari incontri ravvicinati con la fauna dell’oasi naturalistica di Tavolara, ritratti dallo sguardo di Domenico Ruiu: diciotto le mostre in cartellone quest’anno, carnet forte di innegabili suggestioni.
Ma il festival non sarebbe davvero popolare se escludesse il dialogo, il confronto, la partecipazione. Da qui l’importante serie di incontri con l’autore, che vedono la partecipazione del photoeditor di Epoca e Panorama Mauro Galligani e quella di Francesco Cito, autore di un importante reportage sull’Afghanistan – raccontato durante il festival – e titolare di un workshop sul tema della narrazione per immagini.