Luigi Ontani il trasformista. In mostra a Bergamo

8 Ottobre 2014


Eccolo con lo sguardo fisso al cielo in cerca di un pietoso segno divino; la corona di spine a imperlinare la fronte di perfette gocce rosse, turgide come chicchi di melograno. E poi eccolo ancora indossare il berretto a cono e il lungo naso posticcio, eretico burattino a metà strada tra Collodi e De Dominicis; e farsi eroe classico, poi nuovamente santo: perché lui è uno, nessuno, centomila, tutti. Lui è Luigi Ontani.

La GAMEC di Bergamo ospita una intensa retrospettiva dell’artista emiliano, indagine che attraversa oltre quarant’anni di carriera condotta nel segno di una creatività pungente e irriverente. Passata a rielaborare costantemente le icone della tradizione e quelle del presente, destrutturando iconografie arcaiche e complesse per riassemblarne i pezzi con squisita originalità. Nella creazione di un immaginario nuovo.

Non si è mai tirato fuori dalla contesa, Ontani. E a Bergamo la sua partecipazione attiva, a tratti linguisticamente violenta, al fluire dell’arte emerge in modo dirompente. La mostra si apre, programmaticamente, con il video Favola Impropriata  , determinante per capire il senso dell’artista per la performance; e procede in un incalzante affastellarsi di tableaux vivants, esaltazione dello spirito trasformista di un autore che ondeggia tra sciamanesimo e stringente attualità.

Dagli Anni Settanta ad oggi Ontani si è lasciato ritrarre in veste di Ercole e Gesù Cristo, Adamo e Garibaldi, Dante e Pinocchio; ha rivoluzionato il modo di guardare ai monumenti della cultura popolare occidentale, lasciandosi infine sedurre da un coloratissimo meltin’ pot che filtra aromi dal sapore orientale. Per una mistica dell’immagine che a sua volta conquista, caleidoscopica galleria di personaggi che appartengono al nostro vissuto. E al nostro futuro.

[nella foto: Luigi Ontani – Ecce Homo, 1970 – Collezione dell’artista , Roma]