Charlie Chaplin e George Méliès sono tra i protagonisti delle Giornate del Cinema Muto in scena, dal 4 ottobre, a Pordenone. Una rassegna quest’anno nel nome di John Barrymore, nonno della star Drew
Dimenticate il 3D e l’alta definizione, il dolby surround e le più innovative tecnologie di ripresa e riproduzione. Per una settimana si torna in dietro nel tempo, alla stagione eroica dei pionieri della settima arte: tornano a Pordenone le Giornate del Cinema Muto, appuntamento che da trentatré anni a questa parte svolge un ruolo fondamentale nell’analisi e nella divulgazione di una delle pagine più affascinanti che l’industria cinematografica abbia mai vissuto.
Protagonista assoluto di questa edizione, in scena dal 4 all’11 ottobre, è il leggendario John Barrymore: figlio d’arte e a sua volta padre e nonno di celebri attori – nessuna omonimia: Drew è proprio sua nipote! – interprete di alcuni tra i film di maggior successo degli Anni Venti. Molti dei quali proiettati nel corso della rassegna: si parte dal Manon Lescaut diretto da Alan Crosland, titolo d’apertura dell’evento, e si arriva all’inquietante Dr. Jekyll e Mr. Hide.
Proprio Manon Lescaut , presentato con la colonna sonora originale firmata dal compositore Harry Hadley, permette di centrare fin da subito uno dei temi cardine delle Giornate: perché il cinema in questione sarà anche muto, ma è strettissimo il suo rapporto con la musica! Assume allora un carattere di grande suggestione la proiezione del City Lights di Charlie Chaplin, con orchestra ad eseguire live la partitura scritta dal regista stesso; idem dicasi per La corazzata Potemkin , nella versione sonorizzata del 1930, solo recentemente recuperata.
Tra le chicche spunta l’integrale saga dei Nibelunghi realizzata da quel mostro sacro di Fritz Lang, ma anche il primo mitico Ben Hur , peplum ante litteram girato nel 1925 da Fred Niblo. Autentici gioielli quelli in arrivo dalla collezione di Josef Joye: a Pordenone si può assistere alla proiezione di rarissime copie dei film di George Méliès colorate a mano. Primo avveniristico passo sperimentale verso l’abbandono del bianco e nero.