Alessandro Mendini, la fantasia al potere

12 Dicembre 2014


Ironico e irriverente per definizione, curioso e attento sperimentatore di una creatività che sa prendere spunto e ispirazione dalla letteratura, dall’arte visuale e concettuale. Difficile etichettare Alessandro Mendini come un semplice designer, più semplice definirlo come un filosofo della forma, poetico ideatore di oggetti e arredi che hanno segnato in modo indelebile l’evoluzione del made in Italy . Contribuendo al suo successo nel mondo.

Una grande mostra quella accolta fino al prossimo 26 aprile al Centro Saint-Bénin di Aosta, con ottanta opere a significare un percorso nato in parallelo all’attività di architetto e poi accentuato, a partire dalla metà degli Anni Settanta, fino a diventare principale ambito espressivo di un autore dall’immaginario irrefrenabile. Come dimostrano i tanti dialoghi messi in scena in un contesto che diventa coro a più voci, fitto di buoni maestri e imprevedibili compagni di viaggio.

Un totem africano ricoperto di pattern analoghi a opere minimal si ispira al talento di Frank Stella, conosciuto dal Mendini architetto impegnato nel cantiere del museo di Groeningen, mentre un quadro di Alberto Savinio viene “alleggerito” di elementi architettonici elevati a sculture utopiste, concretati in risposta a un gusto raffinatissimo e mai banale per la citazione, il rimando, il confronto tra ambiti tra loro diversi.

Immancabile la poltrona Proust (nella foto), tappezzata di un motivo che nasce dal Divisionismo e sconfina nell’Optical; e poi ancora le folli e provocatorie creazioni di controdesign: come la sedia Scivolavo , impossibile complemento d’arredo tramutato in cattedra dove troneggia l’effimero. Un pezzo che ha ispirato Maurizio Cattelan, presente in mostra con opere legate all’esperienza dell’amico Mendini; che diventa insieme a lui protagonista di uno spassoso fumetto griffato da Massimo Giacon.