Quarant’anni di intelligenti provocazioni in forma di musica: Renato Zero viene celebrato nella sua Roma da una mostra che, grazie alle nuove tecnologie, sa raccontare la parabola creativa di uno tra i più lucidi narratori della nostra società
Ha rappresentato nell’Italia degli Anni Settanta l’altra faccia della canzone d’autore: di denuncia, sì; ma lontana dagli stereotipi, dalla politicizzazione, mirata a dare voce agli esclusi, agli ultimi. Il suo stile, giocato sapientemente su un’ambiguità alla David Bowie, ha saputo scioccare e divertire, con i toni dolceamari propri del carnevalesco. Renato Zero è figura eretica nel panorama culturale italiano: indipendente e originale, libero nella sua straordinaria sensibilità.
Nasce con la complicità del MACRO la mostra che, dalle prossime ore e fino al 22 marzo, racchiude nella cornice della Pelanda – nel quartiere Testaccio – la magica esperienza artistica di Renato Zero; raccontando quarant’anni di provocazioni e poesia attraverso un allestimento semplicemente spettacolare, che grazie al ricorso alle nuove tecnologie crea un’esperienza immersiva di raro fascino. Lontano dall’idea di musealizzazione, semmai più vicina al sogno di ricreare le emozioni di un vero e proprio show.
Si parte dalla time-line che riassume le tappe fondamentali del percorso di Renato, soffermandosi sul suo rapporto con maestri come Pier Paolo Pasolini e approfondendo aspetti specifici della costruzione del suo personaggio: passando dal tema della maschera, del travestimento, arrivando alla cura puntuale dei costumi e delle scenografie, ingredienti essenziali per fare di ogni suo concerto una performance di arte totale.
Spazio poi, naturalmente, ai tanti cimeli. Dai più appariscenti, come i folli e coloratissimi abiti di scena, fino a quelli meno estrosi ma altrettanto importanti, come bozzetti e documenti. Ma il ruolo più importante è affidato, chiaramente, alla musica: tanti i materiali audio e video inediti, esaltati da circa mille metri quadri di spazio trasformati in incubatore multimediale. Nel quale perdersi, sedotti dal fascino di un artista unico.