5 Dicembre 2014
Il volto di Barack Obama, così come l’ha ritratto lui, è entrato nell’immaginario collettivo in modo incancellabile: novanta opere raccontano al PAN di Napoli il percorso di Shepard Fairey, lo street artist militante che ha cambiato il modo di guardare alla politica
Secondo molti analisti e massmediologi il suo zampino è stato decisivo nell’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca: reinventando l’immagine del candidato presidente, lo street artist Shepard Fairey ha cambiato il modo con cui l’arte guarda alla politica. Agendo in modo diretto ed efficace, con uno stile di enorme modernità e la capacità di passare messaggi semplici, istintivi, immediati, secondo codici linguistici e narratici finalmente davvero popolari.
Un’esperienza, quella di Fairey, che all’approssimarsi della fine del secondo mandato presidenziale di Obama può essere – e deve essere – finalmente letta in modo critico e analitico, con un taglio storico e laterale che sappia mettere da parte l’afflato da campagna elettorale per appropriarsi dello status che merita: quello di una piccola grande rivoluzione nel campo dell’immagine. Dell’arte applicata alla comunicazione.
Fairey approda con una mostra memorabile al PAN di Napoli, spazio espositivo che dopo lo straordinario successo della retrospettiva su Andy Warhol curata in primavera da Achille Bonito Oliva rinnova la propria liaison con il contemporaneo. Presentando per la prima volta in un museo italiano una completa retrospettiva, forte di circa novanta opere, dedicata all’artista che forse più di ogni altro ha saputo essere protagonista del suo e nostro tempo.
Il volto del presidente Obama, trattato in forma grafica con linee essenziali e pulite, torna in modo quasi ossessivo accompagnato dagli slogan informali che Fairey gli cucì addosso – come change e vote – , ma compaiono anche i primi lavori di un artista emerso nei primi Anni Zero come uno dei più maturi ideologi della guerrilla art , condotta attraverso l’utilizzo massivo di sticker. Con Fairey i piani dell’arte e dell’advertising si fondono con straordinaria armonia, in una calcolata commistione che rispecchia al meglio i canoni della società dell’informazione.