Il Gioco Serio dell’Arte, secondo Paolo Virzì

18 Gennaio 2015


Il prossimo lunedì, 19 gennaio, si terrà il secondo appuntamento del Il Gioco Serio dell’Arte, la rassegna culturale nata nel 2006 per iniziativa de Il Gioco del Lotto – Lottomatica e giunta alla sua nona edizione. Questa volta, centrale a tutti gli incontri ospitati dalla Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini, a Roma, è il tema delle Biografie. La storia di singole personalità di eccezionale rilevanza come di uomini “normali”, fino a comprendere le vicende di popoli interi.

Dopo il dibattito di apertura dello scorso 10 dicembre con il regista afroamericano Spike Lee, il 19 gennaio alle 18 sarà la volta di un connazionale, anch’egli proveniente dal mondo del cinema: Paolo Virzì.
Tema dell’incontro tra il regista italiano e Massimiliano Finazzer Flory, ideatore e conduttore della rassegna, il rapporto tra la capitale e il cinema. Una relazione, quella tra Roma e la produzione cinematografica, che è anche economica: un lungometraggio richiede soldi per essere realizzato ma, allo stesso tempo, senza idee e storie forti alle spalle non si può raggiungere il successo.

Il rapporto al centro di questa talk diventa quindi un’utile chiave di lettura per guardare anche al mercato internazionale. Come per ogni settore culturale nella società contemporanea, anche in questo caso due alternative si pongono di fronte all’autore: intraprendere la via del cinema di qualità, minoritario ma orgogliosamente indipendente, o allearsi con la grande industria cinematografica e e inserire la propria opera nel filone dell’intrattenimento popolare?

A questi e altri interrogativi, Virzì cercherà di dare la propria risposta, dopo aver affrontato il complesso rapporto tra flussi economici e identità sociale nel suo film più recente, Il capitale umano.
Nato a Livorno, Paolo Virzì ha debuttato alla regia vent’anni fa con La bella vita, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e pluripremiato. Gli è stato assegnato poi il Leone d’Argento per Ovosodo, del 1997, tra i suoi film più celebri insieme a Caterina va in città (2003), Tutta la vita davanti (2008) e La prima cosa bella, dell’anno successivo.