La mostra monografica "Transizioni di fase" al PAV di Torino è un'occasione per esplorare il reale nelle sue potenzialità inespresse, cui danno forma le fotografie di Gioberto Noro.
S’intitola Transizioni di fase la mostra inaugurata di recente al PAV – Parco d’Arte Vivente di Torino. L’esposizione presso il centro darte contemporanea è tutta incentrata sulle fotografie di Gioberto Noro, moniker con il quale si presenta il duo artistico composto dai torinesi Sergio Gioberto (1952) e Marilena Noro (1961).
Già questa scelta può farci intuire, non solo la comunione d’intenti tra i due, ma il loro interesse per i “cambiamenti di stato”. Con loro, capita che da due individui nasca un unico sforzo creativo, come dalla realtà creano immagini che sono realistiche solo in apparenza.
Non è un rapporto pacifico e lineare, quello che lega le opere di Gioberto Noro al reale, e l’inquitudine che si prova davanti alle immagini è pienamente giustificata. Sorge sempre la stessa domanda, negli spettatori: il soggetto è reale?
A memoria d’uomo, in Val di Susa – territorio a più riprese evocato in questo percorso artistico – non si è mai vista una natura così rigogliosa, né edifici incompiuti i cui scheletri ancora affiorano tra muschi e felci. Nessuno se ne ricorda, semplicemente perché non esistono.
Le fotografie di Gioberto Noro giocano proprio sullo status proprio di qualsiasi immagine fotografica, rendendone evidente la doppia natura: impronta della realtà e, al tempo stesso, sua elaborazione. Con buona pace del senso comune, non si può dire in effetti che un’immagine in bianco e nero sia più reale di una fotografia sottoposta a post-produzione digitale. Perché la realtà è a colori, tanto per dirne una. In piu, il reale ha tre dimensioni – e una quarta, se si considera il tempo – contro la statica bidimensionalità della fotografia.
Eppure, non possiamo fare a meno di essere tratti “in inganno” da quell’impronta residuale di realtà che l’immagine continua a portarsi appresso. Invece che sentirci delusi da un limite cognitivo che è fisiologico – pertanto destinato a rimanere insuperabile – possiamo allora partecipare attivamente all’elaborazione del reale cui Gioberto Norio ha dato inizio proponendoci i suoi scatti.
Che diventano altrettante possibilità inesplorate, mostrandoci una realtà “in potenza” invece che “in atto”, per dirla con Aristotele. In parole più semplici, alla domanda “il soggetto è reale?” potremmo invece sostituire un altro quesito: perché questo soggetto non è ancora una realtà?