Turner: ne parla il regista Mike Leigh

25 Gennaio 2015


Forte di quattro nomination agli Oscar, di cui tre incentrate sull’aspetto visivo del film – fotografia, scenografia e costumi –, Turner promette di essere un biopic che rende giustizia al pittore di cui racconta gli ultimi 25 anni di vita e carriera: Joseph Mallord William Turner, paesaggista romantico dell’Ottocento inglese.
In attesa dell’uscita nelle sale italiane il prossimo 29 gennaio, ne hanno dato un’interessante presentazione lo stesso regista, Mike Leigh, e l’attrice Marion Bailey, entrambi presenti domenica 25 gennaio ad ArteFiera 2015. La loro era in effetti una delle Conversations più attese tra quelle in programma durante il weekend fieristico di Bologna. A intervistare Leigh e Bailey, sul palco erano presenti la giornalista Alessandra Mammì e Gianluca Farinelli.

Proprio rispondendo a una domanda del direttore della Cineteca di Bologna, Leigh è entrato nel vivo della conversazione con tutta la sua onestà intellettuale: no, non ha mai pensato di darsi lui stesso alla pittura. E no, Turner non è sempre stato il suo pittore preferito. A 14 anni – Leigh assicura – sapeva tutto degli impressionisti, mentre del pittore inglese gli sfuggiva anche il nome. Eppure, è stato l’incontro con i paesaggisti inglesi – Turner, ma anche Constable – ad aver permesso a Leigh di comprendere davvero il cinema. Perché la pittura di Turner, soprattutto, è a suo dire “cinematica”.

Dall’artista di cui ha portato l’ultima svolta creativa sul grande schermo, il regista ammette di aver appreso anche altro. Trovatosi di fatto costretto a girare il film in digitale, perché ormai tutta l’industria del cinema ha adeguato le sue infrastrutture al nuovo formato, Leigh e il suo staff hanno preso a esempio il rapporto di Turner con le innovazioni del suo tempo, dalla fotografia alla macchina a vapore: “Cosa avrebbe detto Turner, della ripresa digitale? Avrebbe detto che va bene così, sicuro”.

Forse, è grazie al nuovo formato se il film vanta una fotografia a dir poco straordinaria, per la quale è candidato all’Oscar. Una cromia vivida, a tratti anche molto contrastata… basata in sostanza sulla palette dei quadri di Turner. Nella pellicola non mancano i riferimenti diretti, ma sono meno frequenti di quanto ci si aspetti. Quello che Liegh voleva evocare, ha ribadito, era un’atmosfera complessiva: il modo stesso con cui il pittore inglese guardava alla natura: la fotografia del film è il mezzo che ha utilizzato per spiegare “in cosa consiste la pittura di Turner”.
Nel colore, certamente, visto che il “signor Turner” ha presto “preso definitivamente congedo dalla forma”. Parole dei suoi contemporanei, che ritroverete nel film.