Vi abbiamo presentato il Festival Circulation(s) la scorsa settimana, a ridosso dell’inaugurazione presso il centro CENTQUATRE, in piena Parigi. È giunto ora il momento di guardare ad alcune delle fotografie in mostra fino all’8 marzo, per analizzare tendenze e ricerche rappresentative della scena artistica europea. Tra i tantissimi lavori in mostra, abbiamo selezionato dieci immagini e altrettanti giovani talenti, scelti tra i candidati dalla giuria del Festival o direttamente invitati a esporre come Guest Artist . Dalla Spagna alla Bulgaria, passando per la Svizzera e la Finlandia, eccovi la nostra personalissima Top Five della giovane fotografia in Europa.
Nicolò Degiorgis, Hidden Islam, Italia
In Italia non capita di frequente, se ci si pensa, di osservare un rito collettivo da parte di credenti musulmani. Questa “stranezza” è tanto più vera nelle regioni del Nord Est, dove è forte un movimento politico che contrasta l’immigrazione. Il progetto di Degiorgis indaga allora la vita di queste persone – di credo e cultura differente rispetto a quella “maggioritaria” – in un Paese che, se anche non è loro dichiaratamente ostile, conta in effetti due soli luoghi di culto dedicati per più di un milione di fedeli: due soltanto, infatti, sono le moschee presenti in Italia.
Fabrice Fouillet, Colosses, Francia
Qualsiasi statua, esposta in un luogo pubblico, è una vera e propria dichiarazione ideologica. Vuole essere una rappresentazione univoca di un credo, politico o religioso, vuole durare nei secoli in modo da tramandare la memoria di un personaggio o di un dato evento, nell’assunto che sarà significativo per il futuro di quella cultura come lo è stato in passato. La serie “Colosses” riflette appunto il rapporto – anche paradossale – che si viene a costituire tra una statua commemorativa e il contesto urbano in cui viene a trovarsi, dopo che la storia ha fatto il suo corso: da una parte, la fissità di una dichiarazione persino eccessiva nei termini; dall’altra, un paesaggio che non è rimasto affatto sganciato dalla dimensione temporale, e anzi continua a evolversi come tutti gli “organismi” vivi.
Anni Hanén, So close, so still, dalla serie Just small hiccups, Finlandia
La fotografa di Helsinki ha realizzato questo progetto in collaborazione… con sua figlia. Nel momento in cui Anni, adulta e sua volta madre, torna nella casa dove ha trascorso l’infanzia, l’autrice ha cercato di dare nuova vita alle sue sensazioni di un tempo “inscenando” i propri ricordi. La scelta di sua figlia, come soggetto attivo e “interprete” delle proprie memorie, le ha permesso inoltre di trasmettere il suo passato individuale al presente della bambina. Collegando le due infanzie nonostante appartengano a due generazioni differenti.
Nikola Mihov, The Sea Inside, Bulgaria
Nel giugno del 2014 la città di Varna, in Bulgaria, è stata colpita da un’alluvione che ha letteralmente sommerso la frazione di Asparuhovo: un torrente di fango e detriti si è abbattuto su qualsiasi cosa incontrasse lungo il suo passaggio, uccidendo tredici persone. Si è appurato in seguito che le acque non avrebbero raggiunto un livello di ben tre metri, se a ostruirne il fluire naturale non ci fosse stata una discarica abusiva. Nel frattempo, ad appena tre giorni dal disastro, Nikola Mihov documentava storie – personali e materiali – fotografando gli interni delle case più colpite dall’alluvione.
Alexandra Polina, Generation 60, Uzbekistan
L’impatto emotivo del dover cambiare nazione è tanto più forte quanto l’individuo che emigra è avanti con l’età: è difficile cambiare stili e abitudini acquisiti per anni, mentre non si ha più l’elasticità mentale e le energie per recepire tutte le informazioni che pervengono dalla nuova realtà. Ne sanno qualcosa i soggetti delle fotografie di Alexandra Polina: ognuno di loro è giunto in Germania – dove è emigrata la stessa artista, nata in Uzbekistan – quando aveva già compiuto sessant’anni. Questa serie di ritratti cerca appunto di rappresentare visivamente la sensazione comune a tutti i protagonisti: quella di essere rimasti intrappolati in una sorta di limbo, tra passato e presente.