Fino al 3 maggio, l'Albertinum di Dresda mette a confronto due tra i massimi esponenti della pittura romantica in Germania: il tedesco Caspar David Friedrich e l'artista novergese Johan Christian Dahl.
Luci che si accendono in cieli tersi, illuminando paesaggi bucolici o porti cittadini. Con la costante di un orizzonte tenuto basso, a ricordare che la terra – per quanto popolata di vita – non è che una parte di un’immensità, materiale e spirituale. Perdonateci l’afflato lirico, ma viene spontaneo quando si prova a descrivere un qualsiasi paesaggio dipinto da Caspar David Friedrich o da Johan Christian Dahl. Quest’ultimo è forse un nome meno noto al grande pubblico italiano, che in questi giorni una mostra a Dresda affianca all’altro pittore romantico di scuola tedesca, Friedrich.
La retrospettiva Dahl and Friedrich. Romantic Landscapes, aperta fino al prossimo 3 maggio all’Albertinum, appaia i percorsi artistici dei due autori che, per lungo tempo, hanno sviluppato poetiche parallele senza incontrarsi.
Per quanto la sua opera rientri in pieno nella scuola del Romanticismo tedesco, Dahl è infatti originario della Norvegia. Dopo un soggiorno a Copenaghen, però, si trasferirà definitivamente proprio a Dresda, la città che ora ospita il tributo alla sua pittura. È proprio in Germania che l’artista prenderà coscienza del proprio stile, portandolo a maturazione fino a diventare un punto di riferimento tra i paesaggisti dell’Ottocento romantico.
Dahl incontrerà Friedrich solo nel 1810. Proprio Dresda è il luogo dell’incontro: anche il pittore tedesco vi risiede stabilmente dal 1798, dopo aver soggiornato a Berlino. Nella città dove ha luogo la mostra, Friedrich riuscirà ad affermarsi, ma soprattutto ad affermare un nuovo modo di intendere ed esprimere il paesaggio. Sbaragliando gli stilemi della pittura di genere, ereditati dalla pittura olandese, l’artista romantico stabilisce il predominio della visione – e del sentimento – d’insieme piuttosto che del dettaglio botanico tanto in voga allora.
Agli stessi risultati è giunto intanto Dahl, che gli si affiancherà in questa impresa di ridefinire limiti e finalità della pittura di genere. Sfondando le prospettive, letteralmente e metaforicamente; infondendo in un “semplice” paesaggio tutta l’aspirazione umana a fondersi con ciò che lo circonda, a rientrare nell’universalità del Creato.