Le opere dell'ultimo periodo artistico del pittore Rembrandt van Rijn fanno ritorno nella città dove sono nate, per una mostra al Rijksmuseum di Amsterdam.
Il Rijksmuseum ha inaugurato lo scorso 12 settembre una grandiosa retrospettiva, la prima dedicata all’ultimo periodo creativo del pittore olandese Rembrandt van Rijn. La mostra Late Rembrandt, aperta al pubblico fino a maggio, copre poco più di 15 anni di carriera – dal 1652 al 1669 – ma una produzione artistica davvero notevole: sono esposti 40 quadri, 30 stampe e 20 disegni. Una selezione così completa non era mai stata presentata da nessun museo al mondo, prima d’ora.
Gli ultimi anni di Rembrandt vedono il pittore olandese già segnato da una serie di drammi personali: della sua prima famiglia è sopravvissuto il solo figlio Titus, il quarto avuto dall’amata moglie Saskia, anch’ella scomparsa ormai da dieci anni. Questo non gli impedisce di continuare a vivere una vita intensa, sia a livello personale che artistico. Anzi, il “tardo Rembrandt” torna a dipingere quadri di grandi dimensioni, che aveva abbandonato nel corso degli anni Quaranta, mentre colori vividi e pennellate decise donano nuova vitalità ai suoi dipinti, allontanandoli dal tetro rigore delle opere mature.
Appartengono a questo periodo quadri che hanno già fatto il giro del mondo, materialmente o riprodotti sui libri di storia dell’arte: la Benedizione di Giacobbe del 1656, la Sposa ebrea del 1665 – nella collezione permanente dello stesso Rijksmuseum – e il Ritratto di famiglia, dipinto tra il 1665 e il 1669. Tutte opere, queste, nelle quali Rembrandt si concentra su gruppi raccolti e temi intimistici, esaltando l’individualità dei suoi soggetti in modi che anticipano il gusto contemporaneo di secoli.
L’audacia del pittore nell’ultimo decennio lo porta all’adozione della spatola – come ne Il suicidio di Lucrezia, proveniente dal Minneapolis Institute of Arts. Ancora, sul versante della grafica Rembrandt arriva a realizzare la prima incisione esclusivamente a puntasecca di medio-grande formato: parliamo dell’opera Le tre croci, realizzata in cinque stati, tutti eccezionalmente contrastati.