Dopo l'edizione presentata a New York nel 2011, la mostra Alexander McQueen: Savage Beauty trova a Londra la sua destinazione “naturale”. È al visionario stilista che l'alta moda britannica deve infatti la sua "liberazione" nel modo di concepire l'abito e le stesse sfilate.
Il Victoria and Albert Museum di Londra, il più famoso ente museale inglese dedicato al design e alle arti applicate, ha inaugurato ieri la prima e più grande retrospettiva europea incentrata sul visionario apporto di Alexander McQueen al mondo della moda. Partendo dalla sua primissima collezione del 1992 – realizzata a conclusione dei suoi studi – fino a quella lasciata incompiuta alla sua scomparsa, nel 2010, gli abiti vengono riproposti ora in una passerella scenografica e intensa, come quelle concepite dallo stesso stilista.
Dopo l’edizione presentata a New York nel 2011, la mostra Alexander McQueen: Savage Beauty trova a Londra la sua destinazione “naturale”. Perché la capitale britannica è stata il centro del mondo di McQueen: è nato nell’East End, è diventato sarto apprendista a 15 anni in Mayfair, ha studiato presso il prestigioso college Central Saint Martins. A Londra, soprattutto, Alexander McQueen ha guardato per trovare ispirazione, seguendo passo passo l’emergere della cosiddetta Britart di Damien Hirst, Tacita Dean e compagni.
Le prime collezioni dello stilista sfilano non a caso all’interno di location post-industriali sparse per la capitale, dando il via a una generale “liberazione” nei modi di concepire – e portare in scena – l’alta moda britannica.
Alexander McQueen è stato un grande promotore dell’immaginazione al potere, finendo per impersonare egli stesso la figura – in chiave contemporanea – dell’eroe romantico che segue l’ispirazione del momento. Tanto da sviluppare un modo originalissimo di tagliare e “costruire” i suoi abiti, secondo un processo che rimarrà sostanzialmente inalterato per tutta la sua carriera.
La libertà, promulgata dallo stilista nell’atto creativo, trova equivalenti anche nelle fonti di ispirazione a cui Alexander McQueen si rivolge. Diversi sono infatti i riferimenti nelle sue collezioni alla natura – soprattutto nell’incompiuta collezione Plato’s Atlantis, dove si immagina che gli esseri umani derivino dagli animali marini – o a una mitica età primitiva, in cui la morale non ha ancora imposto i suoi rigidi canoni. Anche la storia della Gran Bretagna, che pure lo stilista esamina e ripercorre a più riprese, viene reinterpretata attraverso il filtro dello stile gotico – per quanto riguarda l’epoca Vittoriana – o il gusto per gli accostamenti paradossali dei “Gabinetti delle Curiosità” di età moderna.
[Immagine di apertura: Alexander McQueen, Jellyfish ensemble e scarpe Armadillo, Collezione Plato’s Atlantis Primavera/Estate 2010. Modella: Polina Kasina © Lauren Greenfield/INSTITUTE]