Mancano due mesi all'inaugurazione della 56. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia. Nell'attesa, il direttore Okwui Enwezor ha anticipato i contenuti di una rassegna che si preannuncia controversa.
Lo scorso 5 marzo, l’imponente Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian – quartier generale della Fondazione che gestisce la prestigiosa Biennale d’Arte di Venezia – ha ospitato un evento di risonanza planetaria. Okwui Enwezor, direttore della 56. Esposizione Internazionale d’Arte, ha infatti svelato alla stampa mondiale temi e protagonisti dell’imminente rassegna.
All the World’s Futures si preannuncia, fin dal titolo, una Biennale di ampio respiro, animata da 136 artisti provenienti da 53 Paesi diversi. Ben 89 saranno gli autori invitati per la prima volta a Venezia, e 159 i lavori inediti.
Solo quattro saranno invece gli italiani presenti al di fuori del Padiglione nazionale, due dei quali – Pino Pascali e Fabio Mauri – non più viventi.
Immaginata come un luogo di scambio, la prossima Esposizione godrà di un taglio fortemente politico.
Tra le altre proposte, ha spiccato sin dall’annuncio in conferenza l’iniziativa della lettura ininterrotta, per tutta la durata della rassegna, del celebre Capitale di Karl Marx all’interno dell’Arena, nuovo spazio nel cuore del Padiglione centrale ai Giardini.
Tanti sono in effetti gli artisti attivi sul fronte della denuncia e dell’impegno sociale, da Tania Bruguera a Maja Bajevic, da Marlene Dumas all’anonimo collettivo palestinese Abounaddar.
Eppure, le parole del direttore Enwezor in conferenza stampa sono state pacate e tutt’altro che provocatorie. La speranza, forse, era quella di non suscitare reazioni accese al concept ideato… prima ancora che si concretizzi in un’esposizione aperta alla visita come al dibattito.
Insomma, restiamo in fremente attesa che gli ottimi presupposti della prossima Biennale si trasformino presto in una realtà stimolante.