Dal 27 marzo al 28 giugno, alla GAMManzoni di Milano si ripercorrono le tappe della pittura italiana dai Macchiaioli ai Divisionisti.
Mentre in Francia, nel 1874, un piccolo olio di Monet dava il nome alla corrente impressionista, negli stessi anni anche in Italia si ripensava la pittura con i Macchiaioli prima e i Divisionisti poi. La fedeltà al vero, l’abbandono della linea del disegno, l’uso del colore puro sono i tratti distintivi della pittura dell’Italia Unita.
Fino al 28 giugno, alla GAMManzoni – Centro Studi per l’Arte Moderna e Contemporanea di Milano, la mostra Da Boldini a Segantini. Riflessi dell’impressionismo in Italia traccia l’evoluzione della pittura italiana della seconda metà dell’Ottocento, attraverso le opere dei suoi protagonisti.
Sono 35 i dipinti esposti, provenienti da autorevoli collezioni private europee e americane, che tornano temporaneamente in Italia. Tra questi, imperdibili capolavori come La lettera di Federico Zandomeneghi, Via di Ravenna del macchiaiolo Telemaco Signorini (mai esposto prima d’ora a Milano), Esercizi di cavalleria di Giovanni Fattori e Alpe di maggio, opera divisionista di Giovanni Segantini a cui è affidata la chiusura del percorso espositivo.
La mostra, curata da Enzo Savoia e da Francesco Luigi Maspes, strizza l’occhio all’imminente Expo 2015, proponendo artisti le cui opere furono esposte proprio nelle più importanti Esposizioni Universali tra Ottocento e Novecento. Rassegne tenutesi nelle città più importanti e cosmopolite del mondo a cavallo tra i due secoli, come Vienna, Philadelphia, Parigi, Anversa e la stessa Milano nel 1906.