Le Scuderie del Quirinale accolgono una formidabile esposizione incentrata sul rapporto tra il maestro francese e l’Oriente. Oltre cento dipinti testimoniano la libertà creativa di Matisse, ispirato dalle opere d'arte e dai viaggi nella cultura islamica.
Il dialogo tra Henri Matisse e l’Oriente ha radici profonde, che risiedono nella formazione parigina dell’artista a contatto con le Avanguardie, oltre che nei frequenti viaggi tra Est e Sud, dalla Russia al Marocco, compiuti nell’arco di una vita. Questo scambio ininterrotto è la linea guida della grande retrospettiva Matisse Arabeque allestita a Roma fino al 21 giugno, a cura di Ester Coen, che riunisce un’eccezionale selezione di opere – alcune delle quali esposte per la prima volta in Italia – provenienti dai maggiori musei del mondo.
Paesaggi e ritratti, realizzati sul fare del Novecento, chiariscono la “rivelazione” giunta dall’Oriente alla pittura di Matisse, come lui stesso ammette. La scoperta farà da tramite per un’apertura stilistica e compositiva, riscontrabile in un superamento dei vincoli formali e in una stesura del colore a campiture piatte e vibranti, proprie della decorazione. Un mezzo per superare la pesante eredità del modello intimistico ottocentesco, ma anche un nuovo modo di declinare la lezione delle Avanguardie.
Lo studio della storia artistica orientale appassiona Matisse fin dall’inizio: iscritto all’École des Beaux Arts di Parigi nel 1895, dove insegnavano molti Orientalisti, l’artista avrà modo di ammirare la vasta collezione islamica del Louvre, in esposizione permanente, e le diverse mostre che, negli anni, il Musée des Arts Decoratifs intitolò all’arte islamica. L’Esposizione mondiale del 1900 gli consentì poi di scoprire i paesi musulmani nei padiglioni di Turchia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto.
I frequenti viaggi in terre lontane garantiranno a Matisse la possibilità di toccare con mano le suggestioni evocate dalle opere viste in Francia. L’Algeria, visitata nel 1906, gli regalerà ceramiche e manufatti che, da quel momento in poi, entreranno nella sua pittura; Mosca, il Marocco e l’Africa in generale arricchiranno la sua tavolozza di una nuova luminosità e i suoi pennelli di nuove linee, che confluiranno nel cosiddetto filone Arabesque celebrato dalla mostra romana.
[Immagine d’apertura: Henri Matisse, Fruttiera ed edera in fiore, 1941
Olio su tela , cm 72,4 x 92,7 , Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli ©Succession H. Matisse by SIAE 2015