A distanza di quattrocento anni, è stato ricostruito a Urbino uno dei luoghi-simbolo del Rinascimento italiano. Succede alla Galleria Nazionale delle Marche, con una mostra d’eccezione
Fino al prossimo 4 luglio, Urbino celebra il suo storico Duca, Federico di Montefeltro, con la ricomposizione dello Studiolo da lui voluto e oggi restituito al pubblico nella forma originaria. Nel cuore del Palazzo divenuto sede della Galleria Nazionale delle Marche, il piccolo e prezioso ambiente torna a essere luogo di fervore intellettuale grazie a un’incredibile mostra, frutto di una lunga indagine internazionale sull’antica struttura dello Studiolo e sulle opere in esso conservate.
A cura di Carlo Bertelli, Alessandro Marchi e Maria Rosaria Valazzi, in collaborazione con il Musée du Louvre, la mostra propone un avvincente salto nel tempo mai tentato prima, riportando lo Studiolo del Duca al momento del suo massimo splendore. Ovvero, prima dello smembramento secentesco di quella collezione di dipinti la cui unitarietà – nei soggetti e nello stile – serviva a sancire lo status culturale dello spazio in cui era ospitata.
I ventotto ritratti di Uomini illustri, quattordici dei quali giunti al Louvre nel 1863 e fino a oggi mai tornati in Italia, richiamano le personalità di filosofi, poeti, dottori della Chiesa, ritenuti da Federico di Montefeltro un’indispensabile fonte di ispirazione.
Celebre icona dell’Umanesimo rinascimentale, il Duca di Urbino aveva dedicato grande cura all’allestimento del proprio rifugio intellettuale, dove voleva poter riflettere e nutrire lo spirito. Aveva innanzitutto optato per un continuum di tarsie lignee provenienti dalle botteghe fiorentine: le raffigurazioni a intarsio di strumenti musicali, libri, armi e insegne militari componevano un trionfo illusionistico totale.
Degno coronamento di questo sforzo rappresentativo erano i celebri ritratti, disposti su due piani in gruppi di quattro. Ricollocati nelle loro sedi originarie dopo il taglio del supporto ligneo e la diaspora dei dipinti, gli Uomini illustri donano nuovamente allo Studiolo la sensazione di un mondo raccolto e unico.
La task force di studi internazionali sulle tavole in questione ha inoltre consentito di indagare a fondo gli artisti coinvolti nella progettazione dell’ambiente, oltre a trarre interessanti conclusioni sul clima culturale del tempo. In seguito all’analisi dei supporti e degli strati pittorici, è stata confermata la paternità di un gruppo di dipinti al fiammingo Giusto di Gand, mentre resta ancora in dubbio l’identificazione della seconda maestranza.
La mostra sarà accompagnata da un innovativo apparato multimediale per approfondire l’affascinante contesto storico che accompagnò la vita del Duca di Urbino.
[Immagine in apertura: Giusto di Gand e Pedro Berruguete, Seneca (particolare), Dipinto su tavola, 99 x 78 cm, Parigi, Musée du Louvre © C2RMF/ E. Lambert]